Il livello del Mediterraneo si sta innalzando velocemente a causa del riscaldamento globale. È il risultato di modelli matematici previsionali pubblicati in riviste scientifiche, secondo cui il livello supererà il metro e venti di altezza nel 2100. Le aree costiere e i porti sarebbero così a rischio inondazione.
Innalzamento del mare, le cause
Il livello del Mediterraneo, secondo vari studi, si sta innalzando velocemente e la causa per tutti è il riscaldamento globale. Secondo le proiezioni dell'Enea, entro il 2100, migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Un serio rischio per la Sicilia e per tutte quelle regioni italiane che si affacciano sul mediterraneo.
Bassa marea a marzo
A marzo di quest'anno si è verificata un'eccezionale bassa marea in alcune parti della Sicilia tra cui a Sciacca: si trattava di un normale fenomeno causato da una forte alta pressione sul Mediterraneo, che stava "premendo" sulla superficie del mare, facendolo arretrare. Il tutto, nel giro di pochi giorni, è tornato alla normalità.
Lo studio dell'Enea
Secondo le proiezioni dell’Enea, entro la fine del secolo, l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale). In uno studio pubblicato pubblicato, l'Agenzia fa notare che a questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro.
Innalzamento del mare Mediterraneo, le aree a rischio
Il fenomeno dell’innalzamento, come si evince dallo studio dell'Enea, riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare per un totale di 40 aree costiere a rischio inondazione: vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana; la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria. Sommando la superficie delle 14 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione totale a rischio inondazione di 5.686,4 km2 , pari a una regione come la Liguria.
Cambiamenti climatici, Sicilia a rischio "medicanes"
Dell'innalzamento del mare e dei cambiamenti climatici in Sicilia si è parlato nel corso di un incontro alla Lega Navale di Trapani, promosso dalla sezione Cai di Erice. Durante la serata è stato proiettato il docu-film dal titolo "2100" del geomorfologo, dirigente dell’Enea, Fabrizio Antonioni, dall’esperta subacquea Thalassia Giaccone e dalla sceneggiatrice Martina Camatta che ha documentato i rischi imminenti per le coste della Sicilia. Si è parlato anche dei "medicanes", bombe d’acqua che interessano sempre più l’Isola, e di quelli che potrebbero essere gli effetti negativi. Il docu-film è andato in concorso al Festival dell’ambiente di San Francisco. "I porti andranno riprogettati - ha detto Antonioni - e sollevati di almeno di un paio di metri. Si deve capire bene il da farsi e intervenire al più presto".
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