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La nipote di Impastato all'Uno Maggio di Taranto: «Peppino lottava per il lavoro e la tutela del territorio»

Michele Riondino, Antonio Diodato e Roy Paci, a Taranto per il concerto dell'Uno Maggio Libero e Pensante

«È importante essere qui a Taranto perché condividiamo le stesse rivendicazioni per le quali Peppino lottava: il diritto al lavoro, la battaglia contro la speculazione edilizia, la tutela del territorio, tutti temi che lui affrontava negli anni Settanta ma che sono ancora attuali». Cosi Luisa Impastato, nipote di Peppino, il giornalista e attivista ucciso dalla mafia a Cinisi il 9 maggio del 1978, intervenendo sul palco dell’Uno Maggio Libero e Pensante di Taranto. All’epoca dell’omicidio Luisa non era ancora nata. Oggi è presidente dell’associazione Casa Memoria, che mantiene viva la memoria dello zio.

«Taranto - ha aggiunto - mi ha ricordato per una serie di parallelismi la battaglia che Peppino faceva contro la devastazione del territorio». A proposito di mafia, Luisa Impastato ha detto che «la situazione in Sicilia dal punto di vista della sensibilità della società civile soprattutto è sensibilmente migliorata. La presenza della mafia continua ad esserci per quanto ha cambiato forma in qualche modo, si è radicata non più soltanto in questa regione ma in qualsiasi parte d’Italia. Poi la mafia ha una grande capacità di opportunismo e quindi si adatta, oggi è più legata alle infiltrazioni all’interno dei centri finanziari e centri di potere. Fortunatamente - ha concluso - ci sono tante realtà che lottano contro la mafia e resistono».

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