La mafia ha messo gli occhi sui nuovi mercati digitali, che al momento sfuggono con una certa facilità ai controlli e offrono giganteschi canali di riciclaggio del denaro sporco, proveniente da attività illecite. È di due giorni fa la notizia dell'operazione della polizia di Catania che ha portato all'arresto di sei narcotrafficanti, comprese due donne. La particolarità di questa inchiesta è che l'organizzazione, che movimentava grossi quantitativi di droga, utilizzava un sistema di pagamenti in bitcoin. Oggi, però, a focalizzare l'attenzione su criptovalute, blockchain e Nft è la Direzione investigativa antimafia, che nella sua relazione semestrale accende un faro su un mondo ancora sconosciuto ai più, ma non, evidentemente, ai mafiosi.
«Lo sviluppo esponenziale dell’uso degli Nft - scrive la Dia - non è accompagnato da una parallela regolamentazione normativa». E questo espone il settore a rischi che spaziano «dalla contraffazione al riciclaggio». Per capire l'allarme della relazione, occorre sapere cosa sono i Non-fungible token, il cui acronimo è appunto Nft. Letteralmente significa gettoni non sostituibili, ovvero non interscambiabili, unici. Perché sono pezzi unici? Perché si tratta di certificati di autenticità che garantiscono la proprietà e appunto l'unicità di oggetti virtuali, come opere d'arte digitali, video o tracce musicali. Ma come la garantiscono? Grazie alla tecnologia blockchain, catena di blocco, quel sistema che registra le transazioni dei dati su più computer, memorizzandoli attraverso internet e cristallizzandoli, ovvero rendendoli non più modificabili. Una sentenza, un atto di compravendita, un certificato personale nella vita reale sono documenti non modificabili, custoditi da varie autorità che ne garantiscono l'unicità al di là delle molteplici copie che possono circolare. La tecnologia blockchain trasferisce nel mondo digitale lo stesso principio. Ma senza regole certe ed efficaci sistemi di controllo, è l'allarme della Direzione antimafia, c'è il rischio che la criminalità possa insinuarsi in un mercato destinato ad ingigantirsi sempre più nei prossimi anni.
La Direzione investigativa antimafia dedica un focus al fenomeno delle nuove sfide proposte dal moderno profilo hi-tech delle mafie, che sempre più spesso ricorrono a «pagamenti effettuati con criptovalute, quali i bitcoin e più recentemente i monero, che - si legge nella semestrale - non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario». In uno scenario in continua, rapida evoluzione le insidie maggiori sembrano arrivare proprio dai Non-fungible token, il cui mercato, in crescita vertiginosa, avrebbe superato il volume d’affari dei 250 milioni di dollari. La particolarissima natura del settore, spiega infatti la Dia, non consente di escludere «possibili condotte che avvalendosi delle procedure di realizzazione e commercio degli Nft siano finalizzate a cancellare l’origine illecita dei capitali, muovendosi in un mercato non normato e per il quale non sono previsti puntuali obblighi in capo agli operatori ed all’utenza». Da qui l’auspicio che vengano tempestivamente adottate «tutte quelle misure necessarie per affrontare e scongiurare anche questa nuova minaccia da parte degli attori coinvolti nella lotta al riciclaggio la cui sensibilità per l’innovazione degli strumenti preventivi e repressivi di settore è stata comprovata nel tempo».
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