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Covid, ospedali sotto pressione in Sicilia: ambulanze in fila a Palermo

Ambulanze in coda all'ospedale Cervello

Sono almeno quindici le ambulanze al Pronto Soccorso Covid dell’ospedale Cervello di Palermo, come era già accaduto il 5 gennaio scorso quando gli operatori del 118, in attesa da ore, azionarono le sirene in segno di protesta.

Diversi mezzi sono in attesa di consegnare i pazienti ma mancherebbero i posti letto. Alcune ambulanze sono state dirottate all’ospedale di Partinico, altre all’ospedale Civico.

In queste ore sono in corso riunioni per riconvertire alcune divisioni ospedaliere negli ospedali del capoluogo in modo da destinarle a pazienti Covid: due reparti al Civico e almeno uno al Policlinico per fronteggiare l’aumento di ricoverati.

«Abbiamo qualche difficoltà con i posti letto in questi giorni perché ci sono stati numerosi ricoverati dalle case di cura e dai cluster nei reparti ospedalieri. Il turn over si è bloccato. Già sappiamo che si continuerà con le riconversioni dei reparti. Al momento non ci sono posti negli ospedali - dice Tiziana Maniscalchi primario del pronto soccorso Covid del Cervello e responsabile del coordinamento dei posti letto Covid - Abbiamo molti pazienti senza polmonite ma con comorbilità. Le
richieste in questo momento sono continue. In questi giorni abbiamo fatto tanti ricoveri insieme e quindi il turn over come detto è rallentato».

Come detto dovrebbero arrivare almeno altri 60 posti di medicina in posti letto Covid all’ospedale Civico e altri posti al Policlinico. Tutto questo per allentare la pressione sui pronto soccorso.

Anche a Partinico la situazione è difficile, tanto che nei giorni scorsi il primario del Covid Hospital, Vincenzo Provenzano, aveva invocato il lockdown.

Diverse le situazioni difficili comunque in Sicilia. La scoperta di un focolaio di Covid ha indotto la direzione sanitaria a dimettere o trasferire i pazienti ricoverati all’ospedale di Mistretta (Messina). Da ieri si cercano posti disponibili in altre strutture sanitarie della Sicilia, ma l’operazione è resa difficile dalla mancanza di posti: l’alto numero di casi di contagio provoca una pressione sul sistema sanitario e per questo non è stato possibile completare il trasferimento dei pazienti più gravi. Gli ultimi tre sono rimasti a Mistretta in attesa di una soluzione.

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