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Covid, Sicilia in giallo ma è scontro tra medici e imprenditori su nuove restrizioni

L'ospedale Umberto I di Enna

Picco di contagi in Sicilia, ospedali che vanno in crisi ed è già scontro tra il mondo della sanità e quello economico, con Confartigiano e Confcommercio in testa. Da una parte medici e addetti ai lavori che chiedono misure più restrittive per fermare il contagio e la variante Omicron, dall'altre commercianti che chiedono che tutto rimanga com'è.

I numeri li sappiamo.  Nella settimana dal 27 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022, si è registrato un nuovo picco della curva epidemica con 25.251 nuovi casi diagnosticati ed un incremento di oltre il 73% rispetto al periodo precedente. L’incidenza cumulativa settimanale è ulteriormente aumentata al valore di 521 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Il rischio più elevato rispetto alla media regionale, in termini di nuovi casi su popolazione residente, si è registrato nelle province di Enna (1044/100.000 ab.), Caltanissetta (861,5) Messina (774,6) e Trapani (588,5).

Proprio dalla provincia di Enna è arrivato un grido di allarme, con il direttore Generale dell’Asp di Enna, dottor Iudica, ch ha invocato, per la sua zona di competenza, una zona rossa. Cosa che ha mandato, pare, su tutte le furie il mondo economico.

“Rassicurazioni per il mantenimento della zona gialla in tutto il territorio siciliano”. A chiederlo, in una nota indirizzata al Governatore Nello Musumeci, all’Assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, e all’Assessore regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano, sono CNA, Confartigianato, Casartigiani,  Claai e Confcommercio. “Rassicurazioni che si rendono necessarie – affermano i rappresentanti delle cinque sigle – a seguito della dichiarazione a mezzo stampa del Direttore Generale dell’Asp di Enna, dottor Iudica, il quale ha anticipato la richiesta che l’Azienda intende fare o ha già fatto per istituire una zona rossa provinciale alla luce del numero dei contagi in tutti i comuni.  In realtà il parametro richiamato, che fa leva sul rapporto dei contagi per 100.000 abitanti, adesso è superato dai nuovi indici che si basano sulle ospedalizzazioni.  Se così non fosse, il numero dei contagi non salverebbe nessuna provincia italiana".

La nota continua: "E' vero che Enna ha una percentuale di nuovi casi più alta rispetto alle altre province siciliane, – sottolineano Nello Battiato( CNA Sicilia), Giuseppe Pezzati(Confartigianato Imprese Sicilia), Maurizio Pucceri(Casartigiani Sicilia), Orazio Platania(Claai Sicilia) e Gianluca  Speranza(Confcommercio Caltanissetta-Enna) – ma il dato non è particolarmente alto in riferimento ai risultati di tante province italiane, nè particolarmente distante da quello di altre province della nostra isola. L’ipotesi di una zona rossa per la sola provincia di Enna rappresenterebbe una gravità assoluta e darebbe il cosiddetto colpo di grazia ad alcuni settori e in particolare al comparto del  commercio, i cui risultati di dicembre hanno testimoniato una grave difficoltà. Per queste regioni, chiudere il terriorio ennese mentre il resto della Sicilia apre alla stagione dei saldi, significherebbe generare un danno enorme da cui il comparto potrebbe non riprendersi.

Inoltre la zona rossa, a differenza di quella arancione che consente la mobilità per i possessori del green pass rafforzato, annulla tutte le differenze tra vaccinati e non, rappresentando un deterrente alle vaccinazioni, in evidente contrasto con la norma nazionale che ha invece determinato un aumento delle richieste di vaccinazione. Riteniamo quindi necessario – concludono Battiato, Pezzati, Pucceri, Platania e Speranza – scongiurare l’ipotesi dell’istituzione di una zona a rischio alto ad Enna e nelle altre province in assenza di un quadro epidemiologico grave, così come previsto dalle norme vigenti”.

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