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False assunzioni alla base militare Nato: oltre 150 persone truffate tra Agrigento, Caltanissetta e Palermo

Le indagini dei Carabinieri di Canicattì e della Procura della Repubblica di Agrigento hanno consentito dal gennaio 2018 di individuare un sistematico raggiro di almeno 150 persone residenti nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo che allettate dalla futura assunzione in una fantomatica costruenda base Nato in contrada Drasy nell'agrigentino avrebbero pagato somme pro capite da 2.500 euro in su.
Raggirati anche imprenditori con la promessa di poter insediare la loro attività nella base. Speso il nome del generale di corpo d'armata Portolano, assolutamente estraneo, e di un altro fantomatico inesistente generale.
A tirare le fila un uomo di Licata che amava farsi chiamare il "vescovo cardinale di Morreale" e Angelo e Diego F. due fratelli di Canicattì di 57 e 49 anni titolari di attività gravitanti nel settore di forniture mediche e che certo non avevano bisogno di consumare questa truffa.; avendo una pregressa buona posizione economica e patrimoniale familiare.
Tra i raggirati anche medici professionisti allettati di incarichi nella futura base NATO. Ai tre presunti sodali è stato notificato lunedì scorso l'avviso di conclusione indagini per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e sostituzione di persona. L'indagine "Multilevel" è stata diretta dal Procuratore Capo della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio, e coordinata dal Sostituto Procuratore Giulia Sbocchia.

L’inchiesta ha permesso d’accertare che i raggirati per la maggior parte erano disoccupati e che i tre indagati convincevano le vittime a pagare somme, a partire da 2.500 euro, per saltare l’esame di assunzione nella base militare. È stata ritenuta significativa la storia di un’imprenditrice di Racalmuto, imbrogliata con la proposta di aprire un bar nella inesistente base militare: la donna, convinta di dover far fronte alle esigenze delle centinaia di soldati che avrebbero popolato Punta Bianca, ha pagato 5.000 euro per partecipare al progetto, ha costituito una nuova società, ha fatto ricorso al credito per ingrandire il proprio laboratorio ed infine, schiacciata tra la pandemia ed i debiti contratti, ha cessato ogni attività. I carabinieri di Canicattì, durante la perquisizione effettuata il 7 settembre dello scorso anno, hanno sequestrato le mappe della base mostrate alle vittime durante il reclutamento e i contratti, sottoscritti con la contestuale consegna dei tesserini recanti effigi false e la dicitura comando generale d’oneri, ma anche il libro mastro dei truffati con le quote corrisposte da ognuno di loro

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