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Mafia: caccia a Messina Denaro, chieste 13 condanne per i favoreggiatori

Gli imputati sono coinvolti nel blitz «Annozero» dell’aprile 2018 eseguito da carabinieri, polizia e Dia

La procura di Palermo ha chiesto la condanna per tredici presunti favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro, coinvolti nel blitz «Annozero» dell’aprile 2018, eseguito da carabinieri, polizia e Dia. La richiesta è stata avanzata dalla pm Francesca Dessì, ai giudici del Tribunale di Marsala, al termine di una requisitoria durata oltre cinque ore, durante la quale ha ricostruito le accuse contestate agli imputati. Tra questi c'è Gaspare Como, cognato del ricercato di Castelvetrano, per il quale è stata chiesta la condanna a 25 anni di carcere, mentre per il suo presunto 'braccio destrò, Vittorio Signorello, sono stati chiesti 23 anni di reclusione. Richiesti 25 anni anche per Dario Messina, presunto capo del mandamento di Mazara del Vallo, finito nelle intercettazioni, rievocate durante la requisitoria. Il pm inoltre ha chiesto la condanna a 16 anni di carcere per Carlo Cattaneo, imprenditore delle scommesse online di Castelvetrano, unico imputato presente in aula, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Nel corso del suo intervento il magistrato ha riproposto le «intercettazioni di una chiarezza lampante», ha detto il pm Dessì, «su cui l’imputato non ha saputo dare alcuna spiegazione», in riferimento ai suoi rapporti con Rosario Allegra, altro cognato del latitante, imputato nel medesimo processo e morto nel 2019. Tra gli imputati c'era anche il figlio, Gaspare Allegra, morto alcuni mesi fa in seguito ad un’incidente in montagna. Inoltre è stata chiesta la condanna a 20 anni di carcere per Bruno Giacalone di Mazara del Vallo, 18 anni per Vito Bono di Campobello di Mazara, 17 anni per Giovanni Mattarella di Mazara del Vallo, accusato di aver trasmesso gli ordini dal carcere del boss Vito Gondola (morto nel 2017). Il pm inoltre ha chiesto la condanna ad 8 anni di carcere (più 8 mila euro di multa) per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero Giambalvo, detto Lillo, accusato di tentata estorsione. Infine sono stati chiesti 7 anni per Giuseppe Accardo e 4 anni di carcere per Giovanni Tommaso Crispino, Maria Letizia Asaro e Nicola Scaminaci. Il magistrato ha chiesto anche la confisca di tutti i beni sequestrati: imprese, conti corrente, armi e munizioni. Richieste condivise anche dai legali delle parti civili Sicindustria, Associazione 'La verità vivè, centro studi Pio La Torre, Associazione 'Codicì, comuni di Castelvetrano e Mazara del Vallo, e l’ex consigliere comunale di Castelvetrano, Pasquale Calamia, vittima di intimidazioni. Altri arrestati nel medesimo blitz sono stati processati e condannati con il rito abbreviato dal gup di Palermo, per cui recentemente è stata richiesta la conferma anche in Appello.

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