Dopo la voce, impressa su un nastro magnetico rimasto per anni nell'archivio del Tribunale di Marsala, spunta anche un video di Matteo Messina Denaro. L’immagine del volto del numero uno di Cosa nostra, latitante dal 1993, ripreso da una telecamera di sicurezza, è stata trasmessa dal Tg2 in un servizio in onda nell’edizione delle 20.30.
Le immagini, afferma il servizio della Rai, sono state registrate da una telecamera in strada in provincia di Agrigento, risalgono al 2009 e sono le uniche che inquirenti e investigatori hanno dal 1993. Il video è in possesso degli investigatori della Direzione centrale anticrimine della polizia. Nelle immagini, che durano pochi secondi e risalgono al dicembre di 12 anni fa, si vede un suv blu che percorre una strada sterrata in piena campagna. A bordo ci sono due persone: l’autista e, sul sedile del passeggero, un uomo stempiato e con gli occhiali. Secondo investigatori e inquirenti, afferma il servizio, quell’uomo potrebbe essere proprio Matteo Messina Denaro. Le immagini, sostiene sempre il Tg2, sono state riprese da una telecamera di sicurezza a poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle dei Templi e fedelissimo del numero uno di Cosa nostra che in quel periodo era protetto dalle famiglie agrigentine e, forse, stava andando proprio ad un incontro con i capi mafia locali.
Diabolik, U siccu (il secco), Testa dell'Acqua oppure Alessio, come si firmava nei pizzini ritrovati dagli investigatori nel covo di Binnu Provenzano, a Montagna dei Cavalli. Sono questi alcuni dei soprannomi con cui è conosciuto Matteo Messina Denaro, 59 anni compiuti lo scorso 26 aprile, figlio del patriarca mafioso di Castelvetrano Ciccio, è tra i latitanti più ricercati del mondo. La sua latitanza è iniziata nell’estate del 1993. L’ultima volta è stato visto in vacanza a Forte dei Marmi insieme con i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Poi nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. Da allora Messina Denaro è irreperibile. Nessuna traccia. C’è chi assicura che vivrebbe in Sicilia, spostandosi di continuo. Di certo ha trascorso un periodo della sua latitanza a Trapani, in un appartamento nel popolare rione Sant'Alberto. Ma c'è anche chi dice che vivrebbe in Marocco o a Dubai e chi sostiene che sarebbe addirittura morto. E ancora chi di volta in volta lo colloca sulle tribune di uno stadio o in una spiaggia all’estero. Due settimane fa si era addirittura diffusa la notizia del suo arresto in Olanda, ma era una bufala. Lo scorso luglio era stato evocato per una notizia di tipo diverso: il boss è diventato nonno. La figlia Lorenza Alagna, 26 anni, che porta il cognome della madre Francesca e il nome della nonna paterna, ha partorito un bambino. Che però non si chiama Matteo, il padre che la giovane non ha mai conosciuto.
Polizia e carabinieri sono stati più volte vicini alla cattura del superlatitante ma è sempre sfuggito. E si è molto favoleggiato attorno al suo personaggio: avrebbe fatto interventi chirurgici al viso e ai polpastrelli per rendersi irriconoscibile.
Ma il boss latitante comanda ancora? Secondo l’ultima relazione della Dia, la Direzione investigativa antimafia, Messina Denaro «costituisce ancora la figura criminale più carismatica della mafia trapanese». Capo mandamento di Castelvetrano, «nonostante la latitanza rimane il principale punto di riferimento per decidere le questioni di maggiore interesse dell’organizzazione, per dirimere le controversie e per nominare i vertici delle articolazioni mafiose». Va evidenziato, sottolinea la Dia, che «benché u siccu continui a beneficiare della fedeltà di molti sodali non mancano segnali d’insofferenza. Alcuni affiliati sarebbero infatti insoddisfatti di una gestione di comando troppo impegnata a curare la sempre più problematica latitanza del boss, anche in ragione della costante azione investigativa in larga parte volta a colpirne la rete di protezione». Numerosi sono stati infatti gli arresti dei fiancheggiatori, così come le confische - «dall’ammontare miliardario» - eseguite nel corso degli anni nei confronti di soggetti che gravitano nella cerchia delle relazioni di Messina Denaro e che hanno colpito gli asset mafiosi nei settori imprenditoriali più vari. Lo stesso procuratore antimafia di Palermo, Francesco Lo Voi, ha di recente ricordato come «in provincia di Trapani le indagini coordinate dalla Dda tra il luglio 2019 e il giugno 2020 hanno registrato ancora il potere mafioso saldamente nelle mani della famiglia Messina Denaro, che vanta un elevato novero di suoi componenti che hanno ricoperto e ricoprono tutt’ora ruoli di assoluto rilievo all’interno dell’intera provincia mafiosa trapanese».
In carcere, negli anni, sono finiti decine di fiancheggiatori e uomini d'onore che ne hanno garantito la latitanza, ma anche suoi familiari, come la sorella Patrizia. Di lui, però, non c'è ancota traccia. Il suo volto è immortalato in vecchie fotografie e identikit realizzati dagli investigatori immaginando i cambiamenti col trascorrere degli anni. Adesso c'è un video.
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