Il numero dei nuovi contagi in Sicilia è cresciuto: 552 ieri rispetto ai 300 di domenica anche se è aumentato anche il numero dei tamponi. E inevitabilmente anche l'incidenza dei casi ogni 100mila abitanti ha subito un rialzo, raggiungendo quota 56, valore più alto in Italia dopo la Sardegna (65). Un dato che secondo gli attuali parametri porterebbe l'Isola in zona gialla ma che col nuovo decreto in arrivo non sarebbe più decisivo nel passaggio di fascia.
Le misure per contrastare l'eventuale quarta ondata del Covid, che saranno inserite nel prossimo Decreto legge, si stanno ancora scrivendo in attesa del Cdm delle prossime ore. In ballo c'è anche la proroga dello stato di emergenza che scadrà a fine mese: potrà essere prolungato al 31 ottobre o - più probabilmente - fino alla fine del 2021.
Resta il nodo delle soglie sull'ospedalizzazione: per le Regioni potrebbero essere portate al 15% per le terapie intensive e al 20% per i ricoveri nei reparti ordinari, uno sbarramento ipotizzato per restare in zona bianca. Il parametro, che sarà ora più determinante dell'incidenza dei contagi, dovrà essere comunque - spiegano fonti di Governo - contemperato con l'andamento della campagna vaccinale e sarà anche presa in considerazione la geografia ospedaliera dei vari territori. Il governo però vorrebbe soglie più stringenti, ovvero al 10 e al 15%. Con la ridefinizione dei parametri si stabilirà anche un numero minimo giornaliero di tamponi, molto probabilmente 150 ogni centomila abitanti.
Quel che conterà dai prossimi giorni, dunque, sarà soprattutto l'andamento dei ricoveri. E in Sicilia, nonostante il grande aumento dei contagi, i numeri non hanno ancora raggiunto livelli estremi.
Sul fronte ospedaliero, infatti, si registra una lievissima risalita dei ricoverati che sono adesso 177, uno in più rispetto a domenica mentre diminuiscono i ricoverati in terapia intensiva che adesso sono 21, uno in meno. Non c'è da festeggiare, ma il dato indica che l'incremento dei contagi e quello dei ricoveri non vanno di pari passo. Il caso di Caltanissetta è simbolico: aumentano contagi e ricoveri per polmoniti da Covid-19 in tutta la provincia, dove la situazione più grave attualmente riguarda le zone rosse di Gela e Mazzarino. Fino a due giorni fa su quasi 900 positivi attuali si registravano 27 ricoveri e tra i ricoverati nelle ultime settimane ci sono anche tre pazienti vaccinati con doppia dose. Ma questo, come sottolineato dal primario di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Elia Giovanni Mazzola, non sminuisce l'importanza della vaccinazione.
"Si tratta di tre pazienti anziani - spiega il primario - due dei quali in condizioni non gravi. Una dei tre pazienti in questione ha un'artrite reumatoide ed è in trattamento con farmaci immunosoppressori. E' probabile dunque che il vaccino non abbia attecchito sufficientemente proprio per questo motivo. La paziente, ricoverata con una polmonite moderata, è comunque migliorata. Per quanto riguarda l'età media i pazienti ricoverati hanno tra i 55 e i 65 anni".
Il primario spiega com'è possibile che ci siano casi di persone ricoverate nonostante il vaccino. "E' possibile che persone vaccinate con la prima dose abbiano bisogno del ricovero poiché ancora non adeguatamente protette soprattutto nei confronti della variante Delta. Solamente in rarissimi casi, che riguardano quasi esclusivamente pazienti fragili e immunocompromessi, si registrano ricoveri di immunizzati con entrambe le dosi, anche se contagiati con la variante Delta. Questo è dovuto al fatto che il vaccino può non avere attecchito a causa della bassa risposta anticorpale individuale. Ricordo comunque che le persone vaccinate possono infettarsi, prevalentemente in modo asintomatico o con sintomi lievi, e che queste persone possono trasmettere il virus ai non vaccinati, sebbene in maniera poco efficiente. Risulta del tutto marginale la probabilità di trasmissione del virus Sars-Cov 2 da un vaccinato con tampone positivo a un altro individuo anch'esso vaccinato".
Intanto, l'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato l'aggiornamento delle Faq sull'analisi dei casi Covid-19 registrati tra i vaccinati. In particolare l'Iss spiega:
- è possibile ed atteso un limitato numero di casi di infezione, di ricoveri ospedalieri, di ricoveri in terapia intensiva e di decessi anche tra i vaccinati, in numero estremamente più basso se confrontati a quelli che si verificano tra i soggetti non vaccinati;
- con l'aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l'efficacia della vaccinazione: questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi; in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei soggetti non vaccinati;
- questo è un paradosso, atteso e ben conosciuto, che bisogna saper riconoscere per evitare preoccupazioni e perdita di fiducia nella vaccinazione;
- i sistemi di sorveglianza, inoltre, non rendono evidenti i casi di malattia evitati dalla vaccinazione ma fanno emergere solo quelli che si ammalano malgrado la vaccinazione.
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