Martedì 19 Novembre 2024

Rischio zona gialla, la Sicilia sorvegliata speciale: ecco quali sono le 4 regioni in bilico

Rischio zona gialla? Quali regioni sono sorvegliate speciali? La variante Delta corre e adesso si teme che il governo possa fare marcia indietro sulla zona bianca in tutta Italia, riesumando nuovi divieti e limitazioni nelle zone più critiche. E si starebbero valutando altri parametri per la definizione del rischio. Con gli attuali parametri quattro regioni rischiano infatti la zona gialla: Sicilia, Abruzzo, Campania e Marche. Fra i parametri in vigore e presi in considerazione dal ministero della Salute e dal Cts c’è l’incidenza dei casi di coronavirus ogni 100mila abitanti: se superano i 50 casi si torna in zona gialla. La Sicilia ha attualmente il dato più alto d'Italia, 25. Scatta l’allarme quando si combinano contagi (Rt), superamento del 40% del tasso di occupazione delle aree mediche e del 30% quello delle terapie intensive. Le Regioni dunque spingono per nuovi criteri. Le ipotesi vanno dalla soglia minima di tamponi da effettuare ogni 100mila abitanti - che alcuni esperti vorrebbero aumentare - al maggiore peso del cosiddetto Rt ospedaliero - vale a dire il tasso occupazione dei posti letto - rispetto a quello sull'incidenza. Tra le questioni poste, infatti, c'è quella di rendere più determinante, nell'ambito del monitoraggio settimanale, la valutazione dei rischi sulla pressione ospedaliera rispetto all'incidenza dei contagi, proprio in vista dell'alleggerimento delle strutture sanitarie dovute al calo dei casi gravi con l'avanzare delle vaccinazioni. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiarisce comunque che una risalita dei contagi era prevista ed è in corso, ma con numeri più bassi del passato. "Come abbiamo sempre fatto ci affideremo alla nostra squadra di tecnici che continueranno a fare questo lavoro di verifica, vediamo passo dopo passo come le cose vanno avanti", spiega Speranza, sottolineando ancora che "la vera arma per chiudere questa stagione è la campagna di vaccinazione, su cui bisogna insistere". E il sottosegretario Pierpaolo Sileri non vede il rischio di una revisione dei parametri, dato che "l'attuale sistema ci ha permesso di arrivare alla riaperture in sicurezza". Tra le questioni da approfondire c'è anche quella - più volte invocata proprio di fronte all'avanzare delle mutazioni - dello screening: non tutte le Regioni li eseguono in maniera efficace, in particolare alcune del Sud - come Calabria e Sicilia - sarebbero indietro sul numero di test da effettuare ogni giorno. E per la Sicilia l'allarme riguarda anche il numero delle vaccinazioni, visto che è crollato il numero delle prime dosi che ogni giorno vengono somministrate.  Un caso preoccupante è anche quello dell'Abruzzo, che azzera i contagi (nelle ultime ore non sono emersi nuovi casi) ma resta bassissimo il numero dei tamponi processati: sono solo 473. I numeri, infatti, su base settimanale, complice la circolazione della variante Delta, sono in peggioramento. A lanciare l'allarme sulla necessità dei test è anche il direttore del dipartimento di Microbiologia dell'Università di Padova, Andrea Crisanti, secondo il quale "la variante Delta, purtroppo, è a un passo dal diventare resistente ai vaccini e quindi meno si trasmette e meglio è. Per questo, penso che bisognerebbe combinare la campagna vaccinale, vaccinando più persone possibili, e allo stesso tempo rafforzare la nostra capacità di tracciamento, perché diminuire la trasmissione potenzia l'effetto dei vaccini". Ma dalla Toscana il governatore Eugenio Giani specifica: "Sul tracciamento della variante Delta stiamo lavorando con grande intensità e riscontriamo una tendenza di crescita, un po' simile a livello nazionale, ma non dobbiamo lasciarci condizionare: è un processo fisiologico". L'assessore al turismo della Regione Emilia-Romagna - dove i contagi giornalieri sono tornati a superare quota cento - spiega che "c'è una discussione anche a livello nazionale per rivedere i parametri. Al momento questa variante Delta è tenuta sotto controllo dai tracciamenti, le Ausl stanno monitorando la situazione". E per il suo omologo del Lazio, Alessio D'Amato, "questo non è il momento delle restrizioni o di tornare alla casella precedente, la questione al momento è di vaccinare per cui abbiamo bisogno dei vaccini e di completare il prima possibile il percorso vaccinale". Da tempo, invece, il presidente della Liguria, Giovanni Toti, chiede di prendere in considerazione - come parametro determinante - la valutazione della pressione sugli ospedali.

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