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Rt in salita, lo spettro di nuove zone arancioni in Italia. Allarme di Gimbe: "Parametri da cambiare"

Via del Corso a Roma

La Sicilia potrebbe tornare in zona gialla dalla prossima settimana, ma ci sono altre regioni italiane che invece rischierebbero un inasprimento delle misure. A lanciare l'allarme è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta" su Radio Cusano Campus.

A partire dalla prossima settimana, infatti, l'indice Rt sui contagi di Covid-19 rischia di aumentare e secondo Gimbe ci potranno essere nuove zone arancioni, a meno che il Governo non ne modifichi i parametri. 

"Oggi siamo in piena fase discendente della terza ondata, sicuramente per questa settimana avremo questa continuazione della fase discendente - spiega Cartabellotta - dall'altro lato, l'Iss ha segnalato un lieve incremento dell'indice Rt. Le Regioni dicono che bisogna modificare i parametri per il sistema a colori. Se ci devono essere delle modifiche devono essere fatte in tempi rapidi, altrimenti molte Regioni finiranno in zona arancione".

"Se il governo dice che le riaperture sono irreversibili a questo deve corrispondere un cambiamento di questi parametri - prosegue - a partire dalla prossima settimana l'indice rischia di aumentare ancora, visto che vedremo gli effetti delle prime riaperture".

Cartabellotta interviene anche su fronte vaccini, spiegando che non sarà grazie alla liberalizzazione dei brevetti che aumenterà la produzione. L'esperto sottolinea: "Dobbiamo chiederci se liberalizzando i vaccini la produzione aumenta. La risposta è no: la produzione purtroppo non dipende solo dalla disponibilità del brevetto. Moderna ha detto che da ottobre rinuncia alla proprietà intellettuale, ma nessuno si è messo a produrre quel vaccino".

Per il presidente della Fondazione Gimbe, la questione della liberalizzazione "va affrontata sterilizzandola da ogni propaganda politica". "La liberalizzazione del brevetto non significa cessione del know-how, delle procedure, delle attrezzature - sottolinea - noi sul web troviamo tante ricette di chef stellati, ma difficilmente riusciamo a fare dei piatti identici a quelli. La cosa che sfugge è che non è che i vaccini si possono fare simili, devono essere uguali, devono avere gli stessi standard di qualità e sicurezza. La soluzione ideale oggi è che le case farmaceutiche facciano accordi con altre industrie, mandando il personale per insegnare gli step di produzione e fare la produzione in conto terzi. Nel breve periodo questa è la soluzione".

Commentando l'uso del vaccino AstraZeneca, Cartabellotta aggiunge: "Alcune Regioni ne hanno somministrate molto meno rispetto ad altre, in Sicilia ad esempio siamo al 51%. Adesso il fatto che non sarà rinnovato il contratto dall'Ue potrebbe comportare ulteriore ritrosia da parte delle persone a fare questo vaccino".

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