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Italia in zona rossa o arancione, gli esperti: picco di contagi a fine marzo, il calo dopo Pasquetta

Undici regioni e una provincia autonoma in zona rossa, esattamente come 12 mesi fa. Il resto in arancione e solo la Sardegna in bianco, unica oasi di quasi normalità in Italia. Con la differenza cruciale che un anno fa il Paese era solo in difesa, mentre oggi ha l’arma dei vaccini. E all’ottimismo invitano anche i dati forniti dai ricercatori dell’Università Milano Bicocca che hanno sviluppato un modello matematico partendo dai numeri della Lombardia, «estensibili alle altre regioni in rosso», Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Marche, Piemonte, Veneto, Campania, Molise.

I risultati - spiega Giovanni Corrao, professore di Statistica medica alla Bicocca - si vedranno dopo due settimane dall’avvio delle nuove restrizioni. Con la discesa dell’indice Rt a 0,92 previsto per il 29 marzo, e a 0,77 nella settimana del 5 aprile. Il picco dei contagi sarà invece raggiunto il 28 di questo mese, mentre il picco per le terapie intensive e i decessi arriverà nei giorni delle festività pasquali.

Per quanto riguarda la prevista diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi servirà un periodo più lungo, il cosiddetto periodo di latenza, che dovrebbe cominciare dopo tre settimane da oggi. Ma gli esperti avvertono, il calo di contagi, ricoveri e morti non andrà giù automaticamente se le misure dovessero cambiare: «Se restiamo in zona rossa, e con l’aiuto della bella stagione, i dati continueranno a scendere. Ma se si proseguirà a passare da un colore all’altro, i contagi riprenderanno a salire come abbiamo già visto da ottobre in poi», dice Corrao.

«Ce lo dicono i numeri, non è un’opinione. Se vogliamo ottenere risultati stabili, ci vuole un lockdown con una prospettiva credibile - aggiunge - come hanno fatto nel Regno Unito o in Israele - ma chiudere e riaprire di continuo non funziona, perché anche a causa delle varianti, il virus continua a marciare e i contagi risalgono». Dello stesso parere Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma: «Avremo il picco dei contagi dal 22 di marzo, esattamente come lo scorso anno. Dopo 15 giorni, sulla base dell’esperienza e della modalità dei contagi, si vedranno i risultati. Anche se ci sono le varianti, l’epidemiologia non è cambiata. Se vogliamo vedere l’esito in termini di sorpresa di Pasqua, possiamo dire che avremo notizie positive, e anche nel medio termine».

E aggiunge, «La macchina dei vaccini si è messa in moto, se manteniamo le misure già in estate potremo tirare un sospiro di sollievo». Intanto i dati di ieri del Ministero della Salute hanno rilevato 15.267 positivi al Coronavirus, contro i 21.315 di ieri ma con 179.015 tamponi molecolari e antigenici, quasi 95 mila tamponi in meno. Le vittime sono state 354, ieri 264. È risultato in aumento rispetto al giorno precedente il tasso di positività (rapporto positivi/test): all’8,5%%, mentre ieri era del 7,8%.

Per quanto riguarda gli ingressi in terapia intensiva, ne sono stati contati 243. Il saldo giornaliero tra ingressi e uscite è di 75 pazienti in più, portando il totale a 3.157. Nei reparti ordinari (pneumatologia e malattie infettive) sono invece aumentati i pazienti di 820 unità rispetto a ieri, portando il totale a 25.338.

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