
Sono dieci le Regioni nelle quali sono già stati siglati degli accordi locali per definire la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna di vaccinazione anti-Covid in atto, mentre si attende che venga definito il protocollo nazionale tra sindacati medici, ministero e Regioni.
Si tratta, appunto, di una cornice nazionale che chiarirà regole e aspetti validi su tutto il territorio. Ieri i sindacati sono stati convocati al ministero per un confronto sul protocollo d'intesa: le organizzazioni dei medici di medicina generale, secondo quanto si apprende, hanno dichiarato la propria disponibilità ma si attende il via libera definitivo da parte delle Regioni. Intanto, però, proprio le Regioni hanno iniziato a muoversi in modo differenziato.
Accordi, spiega il vicesegretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Domenico Crisarà, sono già stati fatti in Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Lazio. In alcune di queste Regioni i medici hanno già iniziato ad effettuare le vaccinazioni nelle Rsa, come nelle Marche, ed in altre Regioni dovrebbero cominciare a giorni come in Lazio ed Emilia Romagna.
Questi accordi regionali, chiarisce, "prevedono che a regime il medico di base effettui la vaccinazione nel proprio studio o, se non ci sono le condizioni, presso ambienti individuati dalle asl". Ma anche se in alcune realtà i medici di base 'vaccinatori' si stanno già attivando nelle rsa, è "fondamentale - sottolinea Crisarà - definire un protocollo nazionale. Avere una cornice unica nazionale per la partecipazione dei medici alla campagna vaccinale è infatti cruciale in merito, ad esempio, ad aspetti quali l'interoperabilità informatica ed i sistemi di piattaforme per la raccolta dei dati. Ciò - rileva - proprio per garantire uniformità tra le Regioni".
Quanto all'aspetto economico, sulla base del contratto nazionale in vigore, ricorda, "è previsto che al medico sia corrisposta una tariffa pari a 6,17 euro per inoculazione da parte del Servizio sanitario. Sempre da contratto è invece previsto che la tariffa corrisposta al medico da parte del servizio sanitario per la vaccinazione a casa sia pari a 18,90 euro".
Ad ogni modo, sottolinea Crisarà, "noi non abbiamo sollevato alcuna questione economica e nel confronto sul protocollo nazionale il tema centrale non è la questione delle tariffe, già definita dal contratto". Piuttosto, spiega, "abbiamo presentato le nostre osservazioni e la prima cosa che chiediamo è di poter iniziare a vaccinare avendo la garanzia della disponibilità dei vaccini; ciò per evitare disagi ai nostri pazienti ma anche ai medici, terminali di riferimento delle richieste dei cittadini".
Dal punto di vista organizzativo, inoltre, "la nostra richiesta è che la piattaforma commissariale dove dovranno essere registrate le vaccinazioni sia collegata con le piattaforme già in uso da parte dei medici di famiglia e questo per risparmiare tempo nell'inserimento dei dati".
Infine, "fondamentale è che vengano utilizzati i fondi già previsti in Finanziaria, pari a circa 20 milioni di euro, per potenziare il personale infermieristico degli studi. Fondi - conclude il vice segretario Fimmg - che non sono ancora stati impiegati".
5 Commenti
Luisa
21/02/2021 09:05
La maggior parte degli ultraottantenni hanno problemi seri di salute ed anche grosse difficoltà a camminare dunque è assolutamente necessario farli vaccinare negli studi dei propri medici di famiglia o al loro domicilio. La stessa cosa va bene anche per tutte le persone che vivono nei piccoli comuni e che devono spostarsi. Speriamo che la vaccinazione venga fatta così.
Sciascia Gambaccini
21/02/2021 09:08
In tutto questo migliaia di noi cittadini italiani, con residenza all’estero ma che ci ritroviamo in Italia adesso a causa della pandemia, abbiamo diritto ancor meno al vaccino perche’ non abbiamo tesserino sanitario, ne’ medico di base. Gli stranieri o quelli col permesso di soggiorno ed anche gli illegali possono fare domanda, noi no. Com’e’ possibile che nessuno ancora al governo ci abbia pensato!? Che sia a pagamento, che sia pure regolarizzato e comprovato ma noi cottadini Italiani iscritti all’AiRE ci sentiamo proprio abbandonati.
maria
21/02/2021 12:51
Hai ragione! Ma dove ci si deve informare, eventualmente? Non ne ho idea neanche io!!
salvatore
21/02/2021 10:19
ma va!
Giovanni
21/02/2021 11:06
La Sicila sempre ultima quando si tratta di fare qualcosa di utile per il Popolo....
PINUZZU
21/02/2021 11:30
Siamo in grado di fare 10.000 vaccini al giorno ma non sappiamo chi li deve fare?? Stiamo lì a discutere sui colori e non sappiamo chi deve fare i vaccini. E' così difficile farli fare ai medici di famiglia. E' la soluzione più semplice e che arriverebbe a tutti. Non ci obbligherebbe a grandi spostamenti che alcune categorie di persone non potrebbero nemmeno sostenere. Dobbiamo fare i vaccini entro l'estate altrimenti sarà un'altro anno di crisi nera per tutti e la Sicilia non se lo può permettere.