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Covid, la lettera di un paziente guarito: "In ospedale pensi alla morte, i medici salvano anche lo spirito"

Gianluca Maschi

In tempo di Covid l'ospedale non è solo il luogo delle cure del corpo debilitato, in certi casi gravemente danneggiato. Non c'è solo l'intervento strettamente sanitario, ma anche il conforto morale del paziente, lontano dagli affetti per ovvie ragioni, privato delle carezze dei propri cari o conviventi. In una lettera inviata a Gds.it ([email protected]), un ex paziente (ex perchè guarito e dimesso pochi giorni fa) dell'ospedale Cervello di Palermo, racconta la sua esperienza per mettere in luce il lato umano che ha trovato nel personale che lo ha assistito.

"Mi chiamo Gian Luca Meschi ho 48 anni e sono stato dimesso dal reparto infettivi Covid dell'ospedale Cervello. Vi scrivo perchè vorrei ringraziare pubblicamente tutti gli operatori sanitari che si sono presi cura di me. Grazie a loro sto bene, ho passato giorni difficili, il Covid oltre a colpire i polmoni ha un impatto emotivo molto forte. Una volta entrato in ospedale pensi alla morte perchè di Covid si muore".

Davanti a questa terribile eventualità, c'è la missione che gli operatori sanitari sono chiamati a svolgere. Curare il corpo e provare a rincuorare, a salvare anche lo spirito di quei pazienti terrorizzati e apparentemente soli.

"Gli operatori sanitari, tutti, fanno un lavoro incredibile - scrive -, non parlo dell'aspetto tecnico, quello non lo so giudicare, sono a casa quindi hanno fatto sicuramente un ottimo lavoro, parlo dell'impegno, della passione e della pazienza che ci mettono tutti i giorni con tutti i pazienti, in ogni situazione. Vedere medici, infermieri, oss prendersi cura non solo del 'malato' ma anche della 'persona' è stato commovente. Sempre disponibili, quando maltrattati mai una reazione scomposta. I medici sempre disposti al confronto con il malato".

Non vuole definirli angeli ma "professionisti che mettono passione e amore in ciò che fanno e la fanno tutti i giorni. Se avessero gli strumenti necessari per svolgere il loro lavoro in modo confortevole sarebbero una eccellenza mondiale. Grazie perché ho visto le difficoltà che devono affrontare giornalmente e lo fanno senza lamentarsi. Sono dei grandi professionisti e noi ne dobbiamo essere orgogliosi!".

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