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Papa Francesco: "Quasi stridente ringraziare Dio alla fine di un anno come questo"

«Potrebbe sembrare forzato e quasi stridente ringraziare Dio al termine di un anno come questo, segnato dalla pandemia» ma «un Dio cinico e spietato non esiste».

Papa Francesco nell’omelia preparata per la celebrazione dei Vespri con il canto del Te Deum invita a trovare un «senso» nel dramma del Covid che ha caratterizzato il 2020: «Suscitare in noi la compassione».

Ricordando le famiglie «che hanno perso uno o più membri», i malati, le tante persone che hanno sofferto la solitudine o hanno perso il lavoro, Francesco risponde a chi si domanda sul perchè di un dramma, di non «avere fretta di dare risposta a tale interrogativo». «Ai nostri 'perche» più angosciosi nemmeno Dio risponde facendo ricorso a 'ragioni superiorì». Dio è padre, «eterno Padre», e se «suo Figlio si è fatto uomo, è per l’immensa compassione del cuore del Padre». E cita il buon samaritano «mosso da compassione» verso un estraneo. E «forse possiamo trovare un 'sensò di questo dramma che è la pandemia, come di altri flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà, di affetto».

E quindi sottolinea: «E' ciò che è successo e succede anche a Roma, in questi mesi». Soprattutto «di questo, stasera, rendiamo grazie a Dio», precisa nell’omelia, letta dal cardinale Giovanni Battista Re, decano cardinalizio, chiamato a presiedere la celebrazione in Vaticano perchè Francesco è impossibilitato in quanto colpito da una «dolorosa sciatalgia».

«Rendiamo grazia a Dio per le cose buone accadute nella nostra città durante il lockdown e, in generale, nel tempo della pandemia, che purtroppo non è ancora finito. Sono tante le persone che - scrive -, senza fare rumore, hanno cercato di fare in modo che il peso della prova risultasse più sopportabile. Con il loro impegno quotidiano, animato da amore per il prossimo, hanno realizzato quelle parole dell’inno Te Deum: 'Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per semprè. Perchè la benedizione e la lode che Dio più gradisce è l’amore fraterno».

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