Manca più di un mese a Natale eppure quello che gli italiani vorrebbero sapere è se potranno festeggiare con i parenti. Una domanda che, visti i numeri dei contagi, dei morti e con tutti questi giorni di anticipo, non può certo trovare una risposta definitiva.
L'andamento epidemiologico non si può certo prevedere e tanti, da politici ad esperti, consigliano massima prudenza. Niente cenoni con tanti conviviali e massimo rispetto verso le categorie più deboli, ma non solo.
Se a Natale ci saranno delle riaperture "si verificherà la concreta possibilità di una terza ondata", ecco perchè "si dovrebbe procedere con una zona rossa diffusa". Lo ha detto all’Agi, Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. "Va valutato l’impatto delle misure attuali ma è molto più utile proseguire con un lockdown e abbattere la curva, per non rischiare di andare su e giù", ha commentato il segretario di Anaao. "Abbiamo sei, otto mesi davanti fino a quando non ci sarà una estesa somministrazione del vaccino e ritengo che una zona rossa diffusa durante il periodo festivo possa permettere di affrontare meglio i prossimi mesi", ha spiegato Palermo, secondo cui "bisogna trovare un equilibrio tra necessità economiche e sanitarie. Una zona rossa diffusa in tutta Italia ci permetterebbe un reset rapido e più consistente nel livello dei contagi".
Massima prudenza, dunque: festeggiare con il nucleo familiare, in intimità può servire ad evitare che la situazione degeneri e accada la stessa cosa del periodo estivo. Un liberi tutti comprometterebbe la delicata situazione attuale.
"Sicuramente ci sarà un allargamento delle possibilità di movimento ma dovrà essere un Natale sobrio: un 'liberi tutti' ci porterebbe ad una terza ondata". Lo ha ribadito ad "Agorà" su Raitre Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto "Galeazzi" di Milano. "Dipende da noi, da come sapremo gestire la convivenza con il virus - ha spiegato Pregliasco - Dobbiamo essere consapevoli che quello che ci aspetta non è uno sprint ma una maratona".
Termine simile utilizzato dal dottor Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha ricordato che "abbiamo davanti una maratona che non si concluderà il 25 dicembre, ma molto più avanti".
"Se tutti insieme spegnessimo un pò le luci delle aspettative - afferma il medico - saremmo di grande aiuto al sistema e a quanti sperano di far ripartire la vita economica e sociale del Paese per quella data" e "se saremo rigorosi con noi stessi saremo di grande aiuto per eliminare al più presto i limiti alle nostre libertà". Poi però Miozzo avvisa: "C'è un’emergenza che dobbiamo affrontare subito ed è quella delle scuole. Molti politici hanno scelto di sacrificare la scuola come segnale di efficiente reazione in risposta all’emergenza. Banalizzo e sintetizzo questioni drammaticamente serie, ma ho la percezione che la tradizionale cultura di disprezzo del bene primario che è la scuola e la formazione dei nostri giovani si traduca bene nelle reazioni di molti improvvisati politici del nostro disgraziato Paese" è il giudizio del coordinatore del Cts, struttura che con il governo collabora attivamente.
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