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Natale, il piano del governo in un nuovo Dpcm: sì ai regali, no ai cenoni

È iniziata la mediazione tra il governo e i presidenti delle Regioni per un graduale allentamento delle misure in vista del Natale: una data a ridosso della quale potrebbe essere previsto un Dpcm ad hoc. Le proposte sono tante: revisione sulla classificazione delle zone e misure variabili a seconda delle province, premiando quelle virtuose anche all’interno di regioni rosse o arancioni e chiudendo in anticipo quelle più a rischio. E proprio per avere qualche "libertà" in più, c'è anche chi aumenta la stretta ora, per scongiurare le feste in lockdown.

Anche se il coordinatore del Cts, Angelo Miozzo precisa che "un Natale tradizionale ce lo dobbiamo scordare". È ormai certo che resteranno ancora chiusi i circoli e le strutture sportive, le palestre i cinema e i teatri mentre uno spiraglio ci potrebbe essere per i negozi e i ristoranti, che potranno tornare "in semilibertà" se rispetteranno le regole che già hanno. E non sarà - spiega Miozzo - un "liberi tutti".

Sono ancora tanti i punti interrogativi in vista del vertice con i territori convocato dal ministro per le Autonomie Francesco Boccia nelle prossime ore, a cui parteciperanno anche l'Iss e il ministro della Salute. La linea del Governo resta quella dell’ascolto, ma senza alcuna intenzione di modificare il sistema di monitoraggio. Regioni che sono state interpellate anche dal Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, il quale ha inviato loro le richieste per il Piano vaccini.

Con il countdown in vista delle feste natalizie, non si può escludere che il Dpcm in scadenza il 3 dicembre possa essere prolungato per qualche altra settimana. Poi, potrebbe avvicendarsi un nuovo decreto ad hoc a ridosso del Natale. Tra le ipotesi - per non mortificare i consumi - ci sarebbe la possibilità di tenere i negozi per lo shopping aperti anche di sera tardi, per spalmare le entrate dei clienti e favorire comunque il commercio. Nel frattempo sul tavolo, tra le iniziative lanciate dalle Regioni c'è l’accelerazione dei tempi sulla revisione dell’assegnazione delle zone, in particolare per la promozione verso quelle meno restrittive (attualmente la forbice di tempo minimo è due settimane) e l’allentamento delle misure in quelle province dei territori della 'red zone' che hanno però dati più confortanti. C'è anche chi va in senso opposto anticipando chiusure per non rischiare di restare tra i bocciati a Natale.

Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera al ministro Speranza per chiedere "l'adozione di un provvedimento che inserisca esclusivamente i territori delle province di Foggia e di Bat nella cosiddetta 'zona rossa', in quanto caratterizzati da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto". Anche per il governatore lombardo, Attilio Fontana, "è meglio un po' di cautela all’inizio che dover poi rincorrere una ripartenza della corsa del virus. Meglio un po' di cautela iniziale e cercare di metterci in sicurezza. Anche perché dobbiamo fare il Natale e dobbiamo farlo con una certa libertà. Noi abbiamo già iniziato una fase di leggero ma significativo miglioramento. Il nostro Rt è sceso in maniera sostanziale, tanto che in base ai numeri noi rientreremmo oggi in una zona arancione".

Avere un Natale "il più normale possibile" è anche l'obiettivo del presidente della Liguria, Giovanni Toti. Ma - avverte il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, "se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, a gennaio o febbraio ritorneremo in questa situazione e non possiamo permettercelo".

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