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Coronavirus, pronte le linee guida per i medici di famiglia: per le cure a casa niente antibiotici

La buona notizia è il calo dell'indice di trasmissibilità Rt - ovvero il numero di persone contagiate da un soggetto infetto. Il dato nell'ultima settimana è calato da 1,7 a 1,4, e probabilmente sta a indicare che le misure restrittive messe in atto stanno iniziando a portare gli effetti auspicati.

E intanto arrivano, anche se fra le polemiche, le linee guida per i medici di famiglia per le cure a domicilio

Si intravede un primo segnale positivo nell'andamento dell'epidemia da Covid-19 in Italia, ma la situazione resta critica, si legge nel monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute ed il ministro Roberto Speranza avverte che la flessione di Rt "non basta", perchè l'epidemia si sta intensificando per gravità a causa di un aumentato impatto sui servizi assistenziali.

Venti Regioni/PA, si sottolinea nel monitoraggio, sono infatti classificate a rischio alto e una a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese, "configurando di fatto su tutto il territorio nazionale un rischio elevato di epidemia". E diventa sempre più critica la situazione degli ospedali: emergono, allerta il monitoraggio, "forti criticità dei servizi territoriali e il raggiungimento attuale o imminente, in un numero crescente di Regioni/PA, delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri.

Intanto, arrivano le linee di indirizzo rivolte ai medici di famiglia per la cura dei pazienti Covid a casa. Nella bozza di Protocollo messo a punto dal gruppo di lavoro del ministero della Salute, di cui fanno parte anche il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli e altri membri del Cts, vengono indicati tra l'altro i farmaci da utilizzare nelle terapie a domicilio. Il documento - spiegano fonti del Ministero - ha come obiettivo la diminuzione della pressione sugli ospedali, attraverso il monitoraggio e la gestione dei pazienti a domicilio, con modalità omogenee su tutto il territorio nazionale.
I medici di medicina generale, in collaborazione con le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) potranno seguire i pazienti Covid-19 a domicilio, indicare il trattamento farmacologico e monitorare a distanza alcuni parametri. Il paracetamolo viene indicato per i sintomi febbrili, gli antinfiammatori se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, i cortisonici solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico, né antibiotici. Eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi.
Nel testo sono contenute anche le diverse classificazioni della malattia: l'infezione viene ritenuta lieve se il paziente ha febbre ma assenza di dispnea e alterazioni radiologiche. È moderata se il malato ha la polmonite con evidenza radiologica e l'ossigenazione del sangue si attesta sui valori di soglia.

Severa quando l'ossigenazione è al di sotto della soglia, è presente un'alta frequenza respiratoria e si riscontrano infiltrazioni polmonari. Viene infine definita come malattia in stadio critico se sono presenti insufficienza respiratoria, shock settico o insufficienza multiorgano. Il documento dà anche le indicazioni per stabilire un'alleanza terapeutica con il paziente e il suo caregiver. Sarà la valutazione del medico di medicina generale, caso per caso, a indicare quando il paziente non può essere più curato a casa ma deve essere portato in ospedale.

Il protocollo era atteso da tempo, lo stesso sindacato dei medici italiani (Smi) nelle scorse settimane aveva chiesto a gran voce all'Istituto superiore di sanità di fornire linee guida chiare per tutti. Ma adesso che la bozza sta circolando, i camici bianchi esprimono sconcerto e irritazione per non essere stati coinvolti nel tavolo di lavoro, oltre a non condividere le indicazioni terapeutiche.

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