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Peculato, l'ex pm Ingroia condannato a un anno e 10 mesi

L’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia è stato condannato a un anno e dieci mesi di carcere, pena sospesa, dal Gup del capoluogo siciliano Maria Cristina Sala: Ingroia, che è stato assolto da uno dei due capi di imputazione a lui contestati, rispondeva di peculato nel processo, che si è svolto col rito abbreviato.

Il giudice ha parzialmente accolto le richieste dei pm Pierangelo Padova e Enrico Bologna, che avevano chiesto la condanna a 4 anni. Gli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio avevano chiesto l’assoluzione completa.

«Farò appello. Ma resta l’amarezza per una giustizia che si è fermata a metà: mi ha assolto dall’imputazione più grave e mi ha condannato per un’altra che non sta in piedi», la reazione di Ingroia,  condannato per i rimborsi spese collegati
alla sua gestione della società Sicilia e-servizi. Ingroia sottolinea subito la parte del verdetto che lo assolve dall’accusa di avere incassato indennità non dovute e dispone la restituzione dei 116 mila euro sui 151 che a Ingroia erano stati sequestrati all’avvio dell’inchiesta. L’ex pm giudica però infondata la parte della sentenza che lo condanna per le spese di vitto e alloggio durante il suo mandato di amministratore della società partecipata dalla Regione.

«Sarebbe ridicolo - dice - pensare che avrei dovuto caricarmi le spese di viaggio e di soggiorno. Non era previsto dagli accordi. Anzi, era chiaro che quelle spese non gravassero sul mio stipendio di tremila euro al mese». «Del resto - aggiunge - anche al mio predecessore, che veniva da Catania, gli venivano rimborsate le spese. E nessuno ha mai sollevato alcun dubbio».

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