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Mafia, il Tar di Palermo: "Risarcire la ditta di Gela dell'imprenditore suicida"

L’interdittiva antimafia alla società Cosiam di Gela, che spinse al suicidio l’imprenditore Rocco «Riccardo» Greco, non doveva essere emessa perché non c'erano ulteriori elementi «spia» rispetto all’iscrizione nella white list ottenuta dalla società gelese già nel 2015.

Quanto stabilito dal Tar del Lazio viene oggi riconfermato dai giudici del Tar di Palermo (Calogero Ferlisi, presidente; Aurora Lento, consigliere e Sebastiano Zafarana, primo referendario, estensore) che hanno accolto il ricorso della società presentato dagli avvocati Giuseppe Aliquò e Loriana Palermo, decidendo però un risarcimento di sole 40.000 auro per la stessa Cosiam.

A distanza di quasi un anno e mezzo da quel suicidio viene rimesso in discussione l’operato della Prefettura di Caltanissetta che emise l’interdittiva. Così scrivono i giudici per la «specificita e singolarita della vicenda deve ritenersi sussistente la colpa grave della pubblica amministrazione», che «ha palesato un’attivita istruttoria gravemente carente, tale da escludere in radice che la valutazione interdittiva si fondi su un quadro fattuale dotato dei requisiti minimi di attendibilita probatoria, e considerato che il complessivo quadro indiziario da cui l’Amministrazione ha inteso ricavare la prognosi di permeabilita mafiosa dell’attivita imprenditoriale risulta inficiato anche da elementi di evidente incoerenza e contraddittorieta con sentenze aventi autorita di cosa giudicata e con le precedenti determinazioni della stessa amministrazione (iscrizione nella white list)».

Rocco «Riccardo» Greco era una vittima della mafia. Fu lui a a raccontare i meccanismi e i boss del pizzo sulla raccolta dei rifiuti a Gela, ma divenne imputato per concorso esterno al Tribunale di Caltanissetta. La vicenda giudiziaria penale, da cui uscì assolto, fece perdere alla Cosiam il «certificato antimafia» e la conseguente revoca degli appalti negli pubblici. L’iscrizione nel 2015 alla 'white list’della Prefettura di Caltanissetta avrebbe dovuto imporre «all’amministrazione che intendeva emettere informativa negativa un obbligo motivazionale rafforzato quantomeno in ordine alla attualita degli indizi - che pero risultano inesistenti - denotando sul punto un evidente difetto di istruttoria e di motivazione».

Il perito ha individuato un danno economico di 40 mila euro alla Cosiam, e lo dovrà risarcire il Ministero dell’Interno, ma i legali della famiglia Greco si sono riservati di impugnare la misura perchè durante i tre mesi durante i quali la società è stata senza certificazione antimafia ha perduto diversi appalti pubblici. I giudici amministrativi deducono che «l'illegittimita della misura interdittiva giustifica l’esercizio dell’azione risarcitoria quale modalita di tutela dell’interesse leso, al fine di conseguire l’utilita sostanziale che l’operatore economico intendeva ottenere con la partecipazione alla gara e con l’esecuzione dell’appalto». (AGI)

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