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Copie pirata di giornali su Telegram: perquisizioni in Sicilia e Veneto

Una operazione della guardia di finanza ha portato alla identificazione e perquisizione, in Sicilia e Veneto, di due soggetti che gestivano alcuni canali Telegram su cui venivano illecitamente divulgati giornali, riviste e brani musicali, in violazione della normativa a tutela del diritto d'autore.

L'inchiesta, della procura di Bari, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e delegata alla Gdf, è stata avviata ad aprile quando fu disposto il sequestro di decine di canali che diffondevano migliaia di pdf di quotidiani, settimanali, romanzi e testi universitari.

Fino ad oggi sono stati bloccati oltre duecento canali Telegram. Nell'indagine sono ipotizzati, contro ignoti, i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d'autore. Stando agli accertamenti, avviati dopo la denuncia di Fieg e Agcom, la frode causerebbe al settore dell'editoria danni per circa 670 mila euro al giorno.

Nella lotta ai ladri di giornali sono impegnate diverse Procure, comprese quelle di Messina, Catanzaro e Vibo “attivate” da un esposto della “Ses”, società che edita Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia.

LA FIEG. "Un segnale importante di sensibilità per il settore dell'editoria. Un impegno concreto nell'attività di protezione del diritto d'autore". Così il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, ha commentato l'operazione della guardia di finanza.

L'operazione, tuttora in corso - ricorda una nota della Fieg - è volta anche all'identificazione di ulteriori soggetti coinvolti, che rischiano di essere denunciati per il reato di ricettazione. Inoltre, la legge sul diritto d'autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati (sequestro di pc, tablet, smartphone) oltre alla condanna al pagamento di multe ingenti e delle spese legali.
"È fondamentale - si legge nella nota - far comprendere a tutti che i contenuti di qualità prodotti grazie all'investimento di ingenti risorse, economiche e professionali, da parte delle imprese editoriali non possono essere sfruttati liberamente né fruiti al di fuori di ogni contesto di legalità, se non a rischio di possibili sanzioni: commette un reato chi carica e condivide materiale protetto, commette un reato chi lo riceve e ne usufruisce, commette un reato chi lo inoltra a sua volta, aggravando l'effetto dannoso della illecita circolazione di materiale protetto".
"Auspichiamo - conclude Riffeser - che azioni come quella odierna possano aumentare il grado di consapevolezza e di sensibilità in quella vastissima platea di utenti/clienti che alimentano il mercato della pirateria editoriale, spesso ignorando i rischi giudiziari che corrono direttamente e gli ingenti danni economici che provocano all'industria dell'informazione, alla libertà di stampa".

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