Lunedì 18 Novembre 2024

Reddito di cittadinanza, tra i 18 furbetti anche la moglie del boss al 41 bis: scoperti nel giorno del pagamento

Anche la moglie del boss in carcere al 41 bis aveva il reddito di cittadinanza. Emerge dai controlli dei carabinieri della Compagnia di Taurianova, in Calabria, col l'obiettivo di verificare la regolarità delle procedure di assegnazione del sussidio e quindi l’effettivo possesso dei requisiti previsti. Dall'operazione, denominata “Dike” come la dea greca della Giustizia, sono emerse una serie di irregolarità a carico di 18 cittadini, con un danno erariale complessivo stimato in circa 50.000 euro. Dopo la segnalazione, l'Inps ha immediatamente interrotto l’elargizione del sussidio. Un'operazione arrivata proprio oggi, giorno del pagamento di maggio, ma di cui i 18 denunciati non potranno beneficiare. Tante le irregolarità emerse dagli accertamenti: non solo cittadini che pur percependo il reddito svolgevano lavoro “in nero" in bar, ristoranti o in cantieri edili, ma anche un gestore di una officina meccanica del tutto abusiva, con diverse auto in attesa, e il proprietario di un salone di parrucchiere che non solo percepiva il reddito di cittadinanza pur lavorando regolarmente, ma si è scoperto avesse formalmente chiuso l’attività 4 anni fa. Emblematico il caso di una donna che, nella documentazione prodotta, non aveva segnalato che nel nucleo familiare non era più presente il marito, importante boss della ‘ndrangheta in carcere da 6 anni per una condanna definitiva per associazione mafiosa e sottoposto al 41bis. Tra le irregolarità anche la falsa attestazione sulla reale residenza e l’indicazione dei componenti del nucleo familiare, anche questo elemento connesso al sussidio: dalla cittadina che, nata, cresciuta e residente in altra regione del nord Italia, ha dichiarato falsamente di vivere in un comune della Piana di Gioia Tauro, ai cittadini rumeni che hanno incrementato il numero degli anni di residenza in Italia, da 2 a 10, in modo da poter ottenere il reddito. Nella lista dei denunciati c'è anche un pregiudicato locale che non solo ha falsificato il reale domicilio, ma negli atti compilati ha indicato come residenza un rudere fatiscente e in stato di abbandono, privo di servizi e utenze, inserito in un ampio fondo rurale.

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