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Malato e bloccato ad Abu Dhabi per il coronavirus, l'angoscia di un palermitano

Bloccato da 16 giorni negli Emirati Arabi senza poter far ritorno in Italia a causa delle restrizioni e alle misure per contenere l'inarrestabile espansione del coronavirus. È la vicenda del palermitano Vincenzo Di Fresco, ad Abu Dhabi per motivi di lavoro, e adesso prigioniero, insieme ad altre centinaia di persone provenienti da tutta l'Europa, senza poter oltrepassare la frontiera.

"Mi trovo ad Abu Dhabi dall'11 marzo, e sarei dovuto rimanere sino al 17, giorno in cui è stato cancellato il primo volo che mi avrebbe dovuto riportare in Italia. Da quel momento è iniziato l’incubo per provare a rientrare: ho acquistato in totale 12 voli per un ammontare di 6mila euro, tutti cancellati all’ultimo momento e con le carte di imbarco già in mano", racconta Vincenzo.

Nessuna possibilità di pogrammare il rientro, nessuna possibilità di uscire dall'hotel e nessun aiuto economico per poter continuare a soggiornarvi. "Le autorità degli Emirati Arabi hanno deciso improvvisamente di chiudere le frontiere senza alcun preavviso. Siamo sequestrati negli hotel a spese nostre, senza possibilità di fare nulla. Il governo infatti ha obbligato alla chiusura tutto, le piscine, la spiaggia, ogni luogo di ogni hotel. È vietato camminare sulla sabbia, è vietato entrare ed uscire dalla struttura. Inoltre - continua a raccontare - da ieri sera, giovedì, alle 20 è stato dichiarato il coprifuoco fino alle 6 della mattina di domenica".

Le frontiere rimmarranno chiuse per altri 14 giorni e gli unici voli autorizzati, spiega Vincenzo, "sono i cargo e i voli di evacuazione. E sarebbero proprio questi che dovrebbero rimpatriarci. Già prima della chiusura delle frontiere ho provato a contattare l’ambasciata italiana ad Abu Dhabi e, dopo avermi consigliato l'acquisto dei biglietti e aver comunicato poi la cancellazione dei voli, sono stato contattato dal Consolato che ha richiesto le generalità di tutti gli italiani presenti per redigere una lista da trasmettere all'agenzia di viaggi che si dovrebbe occupare del nostro rimpatrio".

A rendere ancora più complessa la situazione di Vincenzo Di Fresco anche le sue delicate condizioni di salute "per cui vengo seguìto mensilmente dall'Asp di Palermo che mi ha in cura e per cui mi vengono somministrati diversi farmaci in prescrizione che mi aiutano a mantenere le mie condizioni stabili ma che purtroppo stanno per terminare. L'Asp mi ha anche fornito, tramite e-mail, i certificati che attestano la mia patologia e, nonostante abbia trasmesso tutto in ambasciata per richiedere urgente assistenza sanitaria e rientro per gravi motivi di salute, mi è stato comunicato che al momento nessun volo programmato è diretto in Italia".

Voli i cui costi dovranno comunque essere sostenuti personalmente. "Siamo totalmente abbandonati a noi stessi - lamenta Di Fresco -.  In hotel altri ospiti tedeschi nel frattempo hanno ricevuto notizia dalla propria ambasciata che sono già stati organizzati quattro voli di evacuazione e che avverranno a breve, una volta ottenuta l’autorizzazione all’atterraggio. Ad oggi invece - conclude spaventato Vincenzo Di Fresco - ancora silenzio dall’Italia".

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