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Truffa con i distributori della mafia, condannato ex deputato Giuseppe Acanto

Distributore di benzina

Condannato a 2 anni l’ex deputato regionale siciliano Giuseppe Acanto, ritenuto responsabile di una maxi evasione fiscale sulla vendita di carburanti. La decisione del gup del tribunale di Palermo Michele Guarnotta, pronunciata col rito abbreviato, riguarda in tutto 7 imputati, sei dei quali sono stati ritenuti colpevoli; solo uno, Alessandro La Marca, è stato assolto.

Nel dettaglio la pena più alta, tre anni e due mesi, è toccata a Danilo Lazzarotto; 2 anni ciascuno a Giuseppe Ingrassia e appunto, a Acanto: due dovranno pagare complessivamente un milione 600 mila euro. Alessandro Iannaccone ha avuto un anno e quattro mesi, Simone Girgenti 6 mesi.

La vicenda riguarda i distributori di carburante appartenuti alla famiglia Vernengo della mafia di Santa Maria di Gesù: i boss, non potendo gestire gli impianti direttamente, si erano affidati a una serie di prestanome.

Con una serie di operazioni finanziarie riuscivano poi a lucrare sulle accise e sulle altre tasse e in uno di questi episodi è coinvolto Acanto, che fu parlamentare regionale nel 2004, subentrando ad Antonio Borzacchelli, coinvolto nella vicenda delle talpe in procura e in quello stesso periodo finito in carcere. Tra le talpe condannate definitivamente c'era anche il presidente della Regione Salvatore Cuffaro, mentre Borzacchelli venne assolto.

Acanto faceva parte della stessa lista del carabiniere Borzacchelli, il Biancofiore. Nel luglio 2018 ha poi subito la confisca di beni per 400 milioni.

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