Giovedì 19 Dicembre 2024

Attentato in Iraq, oggi impegnati in missione 1100 militari italiani

Sono 1100 i militari italiani impegnati nella missione 'Prima Parthica'/Inherent Resolve in Iraq. Anche i cinque militari italiani feriti sono coinvolti nell'operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq a cui partecipano in totale 79 paesi e 5 Organizzazioni internazionali. La missione è partita il 14 ottobre 2014 ha visto il dispiegamento anche di 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei. Obiettivi dell'operazione sono l'addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene, con il personale italiano dislocato tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad, la ricognizione aerea con i droni e attività di rifornimento carburante in volo per i velivoli della coalizione. Ad Erbil si trova il personale dell'Esercito nell'ambito del 'Kurdistan Training Coordination Center' il cui comando è attribuito a semestri alterni all'Italia e alla Germania. A Baghdad e a Kirkuk, invece, dove oggi c'è stato l'attentato,  operano gli uomini delle forze speciali, tutti appartenenti alle forze armate italiane, che si occupano nello specifico di addestrate i militari iracheni del 'Counter Terrorism Service (Cts) e le forze speciali e di sicurezza curde. Sono 90 i militari dislocati nella capitale irachena nell'ambito della 'Police task force Iraq', che si occupa di addestrare i poliziotti iracheni destinati alle zone liberate dall'Isis. Per quanto riguarda infine l'impegno dei mezzi aerei, 4 elicotteri da trasporto Nh90 sono schierati ad Erbil mentre in Kuwait sono schierati i Boeing Kc 767 A, gli Eurofighters e i Predator. A questi velivoli è affidato il compito di rifornimento in volo e sorveglianza del territorio. Le forze dei vari Paesi che aderiscono alla coalizione operano in base a due risoluzioni dell'Onu: la numero 2170 del 15 agosto 2014 e la numero 2178 del 27 settembre 2014, sulla base della richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell'Iraq presso l'Onu al Presidente del Consiglio di Sicurezza.

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