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Bimbo ucciso a Milano, il padre accusato di tortura: è il primo caso in Italia

Alija_Hrusic

Tortura. È il reato che, per la prima volta in Italia, è stato contestato anche in ambito familiare dalla Procura di Milano nel caso di Alija Hrusic, il 25enne di origini croate accusato di avere ucciso suo figlio di poco più di 2 anni dopo averlo seviziato per tutta la notte, con calci, pugni, bruciature di sigarette sul corpo e ustioni sui piedini, lo scorso 22 maggio a Milano.

Il delitto è avvenuto in via Ricciarelli, zona San Siro: ad uccidere il piccolo, dopo che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, sono stati alcuni colpi sulla fronte. Nell’avviso di chiusura indagini, notificato questa mattina dal pm Giovanna Cavalleri, si legge che l’uomo ha colpito il bambino con «calci e pugni», provocato «almeno tre bruciature con l’estremità di sigarette accese» e ha ustionato «con una fiamma viva» i piedini del figlio. Il pm ha anche contestato l’aggravante di avere agito «con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato».

La moglie di Hrusic, assistita dall’avvocato Patrizio Nicolò, risulta invece parte offesa così come gli altri due figli per il reato di maltrattamenti. La Procura di Milano aveva approfondito la sua posizione ma la donna, che era incinta al quarto mese la notte dell’omicidio, è stata alla fine scagionata. «Fin dall’inizio della loro relazione - si legge nell’avviso notificato al 25enne- ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori la convivente colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici».

Nell’atto si legge ancora che l’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe de Lalla, «dal mese di aprile 2019 la minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia laddove si fosse allontanata da casa». E ancora: Hrusic «manifestava grave insofferenza nei confronti del figlio minore lo ingiuriava ripetutamente con l’epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi».

(ANSA)

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