La nave Alan Kurdi della Sea Eye con 13 migranti a bordo si sta allontanando da Lampedusa e si sta dirigendo verso Malta, dopo il divieto di ingresso in acque italiane voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini e firmato anche dai ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. Lo riferisce l’ong tedesca in un tweet. Intanto, lo scontro sui migranti infiamma la politica anche nel pieno dei negoziati per il Conte-bis, con la nave Mare Jonio ancora ferma davanti 13 miglia davanti alle Lampedusa con 34 persone a bordo. «Queste cose non vogliamo più vederle. Non è umano. Fate scendere subito questi esseri umani», ha chiesto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, attaccando il divieto imposto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Riaprire i porti non è un dispetto a me ma agli italiani», gli ha replicato il leader leghista da Pinzolo. «Se qualcuno vuole riaprire i porti lo dica chiaramente, si pensa di riavviare il business dell’immigrazione clandestina, cancellare il decreto sicurezza e quota 100 siamo siamo alla truffa: questo è reato di truffa». Lo scambio a distanza è arrivato al termine di un’altra giornata di stallo, la terza consecutiva, sulla nave della Ong Mediterranea da cui sono stati trasbordati e portati a terra 64 fra malati, donne e bambini. «Siamo sempre più preoccupati per le condizioni psicologiche dei sopravvissuti, i 28 uomini e le sei donne che sono rimasti a bordo con noi. Hanno già passato l’inferno: quanto possono reggere ancora, bloccati in mezzo al mare?», si è chiesta l’ong Mediterranea Saving Humans su Facebook. «Queste persone hanno bisogno di sbarcare. Ora. Non possono più aspettare», è l’appello dell’Ong che ha diffidato le autorità dal «commettere ancor più gravi violazioni di legge», minacciando una denuncia se presto al situazione non si risolverà. In una mail al Centro di coordinamento marittimo italiano, l’Ong ieri è tornata a chiedere un porto sicuro di sbarco e ha ricordato «la recentissima pronuncia del gip di Agrigento nella vicenda della nave Open Arms». All’appello si è unito l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, il quale ha ricordato che «il primato della dignità della persona umana per la Chiesa cattolica e per qualsiasi convivenza civile è principio irrinunciabile».