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Mafia e politica, Borsellino: "Non esiste il 'terzo livello', ma favori reciproci"

"Non c'è momento più inquietante di quando tutto sembra tranquillo e la storia lo dimostra. Del resto è ricorrente nella storia della mafia l'alternarsi di periodi di apparente calma con periodi di particolare virulenza. Nel momento in cui un grande capo viene allo scoperto e viene individuato per l'appunto come boss di una cosca, per ciò stesso perde parte del suo carisma e della sua potenza; si apre così il campo alla successione e vi sono ripercussioni all'interno dell'organizzazione nel suo insieme". A dirlo è Giovanni Falcone audito davanti alla Commissione parlamentare antimafia con il collega Paolo Borsellino e il capo del pool del Tribunale di Palermo, Antonino Caponnetto, l'8 maggio 1984.

"Per queste ragioni penso di poter dire che la situazione qui è tutt'altro che rosea: soltanto adesso, dopo anni di approfondite indagini, sta cominciando a venir fuori una visione del fenomeno davvero terrificante; più si scava e più aspetti impensabili all'inizio delle indagini vengono fuori. Direi, pertanto, che siamo davvero solo agli inizi del nostro lavoro - continua Falcone - Se è vero che ci sono molti reati che restano impuniti, è altrettanto vero che sono stati raggiunti dei risultati. Ad esempio per l'omicidio Dalla Chiesa ci sono degli imputati, l'istruzione è quasi ultimata e presto gli atti saranno depositati per la requisitori. Anche per gli assassinii finora rimasti impuniti, per quel che compete al nostro ufficio, possiamo dire che tutte le indagini sono sono aperte ma apertissime e che ci stiamo adoperando in tutti i modi".

Successivamente prende la parola Paolo Borsellino che denuncia tutte le difficoltà vissute a Marsala: "Sarebbero necessarie diverse ore per protestare contro la situazione di Marsala: mi sono trovato immediatamente a dover affrontare una assoluta smobilitazione della procura della Repubblica. Quando sono arrivato erano già stati trasferiti tutti i miei sostituti ed in questo momento ne trattengo, in regime di proroga, soltanto uno. A gennaio, solo uno di questi verrà sostituito. Il Consiglio ritenne che le esigenze del tribunale di Mondovì (non ricordo bene la città) fossero più pressanti di quelle della procura della Repubblica di Marsala "tanto c'è Borsellino; se la sbrighi lui da solo!". Borsellino è abituato a lavorare, ma non sa fare miracoli", dichiara Borsellino. "A Marsala non ci sono mafiosi o cosche mafiose in collegamento con Trapani o Palermo: qui c'è Costa Nostra. A Marsala c'è la mafia. A Marsala, ritroviamo anche Bontade Giovanni, Stefano Bontade, Gallina Stefano, tutti i Madonia, famiglia mafiosa di Palermo; tutti si trovano in questo complesso residenziale con il proprio nome e cognome", fa notare il magistrato.

Infine lo scottante e attuale tema dei presunti rapporti tra mafia e politica: "Ho la convinzione, tra l'altro condivisa dal collega Falcone, dopo otto anni di indagini sulla criminalità mafiosa, che il famoso 'terzo livello' di cui tanto si parla - cioè questa specie di centrale di natura politica o affaristica che sarebbe al di sopra dell'organizzazione militare della mafia - sostanzialmente non esiste. Dovunque abbiamo indagato al di sopra della cupola mafiosa non abbiamo mai trovato niente. Da tante indagini viene fuori invece la contiguità e i reciproci favori, e senza andare lontano basta vedere il caso Ciancimino e il caso Salvo". Nel corso dell'audizione Borsellino tocca anche il tema della massoneria forte nella zona, "a Mazara del Vallo operò per un certo periodo una società dal nome tipicamente massonico, la società 'Stella d'Oriente'. È poi nota la vicenda trapanese della loggia Scontrino - dice - risulta che aderivano a questa loggia massonica anche diversi pubblici amministratori a livello di funzionari, segretari comunali, eccetera".

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