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Stato-mafia, la difesa di Dell'Utri chiede di sentire come testimone Berlusconi

Marcello Dell'Utri

L’avvocato Francesco Centonze, difensore di Marcello Dell’Utri, ha chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale per sentire, come testimone, l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La richiesta è stata formulata oggi alla seconda sezione della Corte di assise di appello, dinanzi alla quale si celebra il secondo grado del processo sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia.

Il collegio difensivo è composto anche dagli avvocati Tullio Padovani e Francesco Bertorotta che ha esposto le «considerazioni su alcuni criteri da adottare per la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale». Il giudice a latere Vittorio Anania aveva terminato l’esposizione della relazione sui «motivi di appello», così il presidente Angelo Pellino ha dato la parola alle parti. «E' indispensabile la testimonianza diretta del fatto o vittima della minaccia": Ecco perchè la difesa di Dell’Utri chiama a testimoniare l’ex premier.

L’anno scorso la Corte di Assise aveva condannato - per violenza e minaccia al corpo politico dello Stato - a dodici anni di carcere l’ex senatore e gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni; stessa pena per Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina; otto anni di reclusione per l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, 28 per il boss Leoluca Bagarella e 8 anni per Massimo Ciancimino (per la calunnia all’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro). Unico assolto, per il reato di falsa testimonianza, Nicola Mancino.

La difesa di Dell’Utri aveva adottobre depositato un corposo appello predisposto dallo studio legale di Francesco Centonze, ordinario di Diritto penale all’università Cattolica del Sacro Cuore. Trencentosette pagine (oltre agli allegati) e 19 motivi a supporto del ricorso presentato dal collegio difensivo dell’ex senatore di Forza Italia che - secondo la sentenza di primo grado - divenuto referente di cosa nostra avrebbe veicolato pressioni e minacce a Berlusconi.

«Insomma, la Corte (di primo grado, ndr), con doti divinatori», scrivono i legali nell’appello, «prima profetizza che Silvio Berlusconi, se chiamato a deporre ai sensi dell’art. 507 cpp, si sarebbe certamente avvalso della facoltà di non rispondere e, poi, deduce da questo dato futuribile e privo di qualsiasi aggancio nell’istruttoria la superfluità e comunque la non assoluta necessità della sua testimonianza».

Per questa ragione l’atto di appello contiene anche una richiesta ben precisa, la riapertura parziale del dibattimento: «Si formula istanza di rinnovazione parziale dell’istruzione dibattimentale - scrivono i legali - mediante l’ammissione della testimonianza del dottore Silvio Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio dei ministri, in grado di riferire in merito all’eventuale minaccia che Marcello Dell’Utri ebbe a trasmettergli nel corso del 1994».

(AGI)

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