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Amanda Knox a Modena: "Guedè ha ucciso Meredith. In Italia ho paura"

Amanda Knox a Modena

Oggi a Modena è il giorno di Amanda Knox. Decine di giornalisti accreditati da più Paesi, fotografi e cameraman sono in attesa dell’arrivo della 31enne di Seattle al Forum Monzani dove è in corso il Festival della giustizia penale.

Amanda questa mattina è intervenuta per la prima volta ufficialmente nel suo primo ritorno in Italia dopo l’assoluzione nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher.

«Ho paura oggi, adesso, ho paura di essere molestata, derisa, incastrata e ho paura che nuove accuse mi verranno rivolte solo perché vengo qua a dire la mia versione dei fatti. Ma soprattutto, temo che mi mancherà il coraggio»:  ha detto Amanda Knox intervenuta al festival della giustizia penale.

«So che nonostante la mia assoluzione - ha detto la 31enne americana - emessa dalla Corte di Cassazione rimango una figura controversa al cospetto dell’opinione pubblica, soprattutto e specialmente qui in Italia».

Tanta gente «pensa che io sia pazza a venire qui. Mi è stato detto che non ero al sicuro, che sarò attaccata per le strade, che sarò falsamente accusata e rimandata in prigione e che - ha concluso Knox - anche se tornerò a Seattle, sarà stato tutto vano, non sarà servito a niente».

«Raffaele e io siamo stati marchiati dai titoli giornali, per sempre colpevoli al giudizio dell’opinione pubblica. Sono stata dichiarata innocente, eppure so che sarò sempre legata alla tragedia della morte della mia amica. Vengo insultata ogni volta che mi addoloro per lei. Vengo insultata come se il mio essere viva, il mio stesso respiro fosse un affronto alla memoria di Meredith».

«Vengo rimproverata - prosegue - ogni volta che i media parlano di me invece che di Meredith, come se io fossi quella a scrivere i titoli sui giornali. Questi sono solo alcuni dei costi - ha detto la 31enne di Seattle - che ho dovuto sostenere a causa di una storia falsa, confutata in laboratorio, dai risultati delle perizie e confutata dalla più alta Corte di questo Paese».

In questi giorni «ho dovuto avere aiuto dai gentili poliziotti e agenti di sicurezza che sono stati accanto a me e questo non è un problema dell’Italia, perchè gli errori giudiziari accadono ovunque. È un problema umano. Ho imparato in modo più duro che il sistema giudiziario e i media sono strumenti, non buoni o cattivi in se stessi, ma - ha concluso - giusti quanto e come le persone che li maneggiano».

Il primo novembre 2007, un ladro, Rudy Guede è entrato nel mio appartamento, ha violentato e ha ucciso Meredith. Ha lasciato tracce di dna e impronte. È fuggito dal Paese, processato e condannato. Nonostante ciò un numero importante di persone non ha sentito il suo nome, questo perché pm, polizia e giornalisti si sono concentrati su di me. Giornalisti chiedevano di arrestare un colpevole. Hanno indagato me mentre Guede fuggiva. Non basandosi su prove o testimonianze».

«Solo su una intuizione investigativa. Pensavo di aiutare la Polizia ma sono stata interrogata per 50 ore in una lingua che non conoscevo bene. Dicevano che mentivo». Così Amanda Knox ricostruisce la sua esperienza del delitto di Meredith Kercher.

Sono le sue prime parole dal suo ritorno in Italia dopo l’assoluzione. Più volte si interrompe commossa, sorseggia acqua.

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