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Insulti a Falcone e Borsellino, il giornalista Borrometi: "Invitato a Realiti, ma non andrò"

Il giornalista Paolo Borrometi

«Sono stato invitato - e ringrazio Enrico Lucci - alla puntata di Realiti che si terrà domani sera su Rai2 ma non andrò», scrive in un post su Facebook il giornalista minacciato dalla mafia Paolo Borrometi, presidente dell’associazione Articolo 21.

«Non andrò perché non può passare l'idea di puntate riparatorie, come accadde qualche anno fa dopo la puntata di «Porta a Porta» con ospite il figlio di Totò Riina (anche lui condannato per mafia). Non andrò - aggiunge - perché non esiste nessuna possibilità alle scuse a Falcone e Borsellino, ai loro familiari ed a tutti coloro che sono stati offesi con quella puntata che di servizio pubblico non aveva proprio nulla. Non andrò perché non si può spostare il problema: oltre al 19enne «Scarface», c'è la questione del nipote del capomafia Turi Cappello, tale Niko Pandetta. Niko Pandetta è un pluripregiudicato, nipote di Cappello. E mentre la Procura di Catania apre un’inchiesta sulla puntata di Realiti, il programma non può non prendersi la responsabilità di quanto sia accaduto».

«Non andrò - conclude nel lungo post Borrometi - perché lo devo ai ragazzi della mia scorta che dovevano saltare in aria con me in quell'attentato organizzato proprio dal clan Cappello. Loro meritano rispetto. Ringrazio della presa di posizione il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Di Trapani, e della Fnsi, Giulietti e Lorusso. Così come plaudo alla dura presa di posizione dell’Amministratore Delegato, Fabrizio Salini, nella quale mi riconosco. Attenzione, non sono per censurare nessuno, neppure i delinquenti. Il problema sta nello spazio che gli offri, nelle domande che gli fai e nel contraddittorio. Pandetta è un delinquente che non va ospitato in Tv senza ricordargli le responsabilità sue e dello zio capomafia. Per tutte queste ragioni non andrò e spero che, piuttosto che una puntata riparatoria, si dedichi un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime della violenza mafiosa con le scuse. Senza aggiungere nient'altro».

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