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Tangenti in Sicilia, bufera su Siri: indagati anche alla Regione, in carcere il re dell'eolico

Il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri
Il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri

L'accusa è di aver intascato una tangente da 30mila euro, per questo Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti, è indagato per corruzione in un'inchiesta che coinvolge altre otto persone.

La proroga di indagine firmata dal gip di Roma gli è stata notificata in mattinata. Tutto per una mazzetta in cambio della modifica di un norma che faceva capo al Def sugli incentivi connessi al mini-eolico.

Il nome di Siri spunta da un'intercettazione disposta dalla Procura di Palermo che, da mesi, indagava su un giro di mazzette che vede coinvolti il "re dell'eolico" Vito Nicastri, imprenditore mafioso che avrebbe finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, e Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, tra i professori scelti da Salvini per la stesura del programma della Lega. Arata, a Palermo indagato per corruzione, ritenuto socio occulto di Nicastri in diverse attività legate alle energie alternative, parla col figlio Franco. Anche Franco Arata è indagato. I due discutono chiaramente di una mazzetta di 30mila euro.

Il dialogo è intercettato e non è chiaro (la conversazione è disturbata) se i soldi siano stati consegnati o debbano essere ancora dati. Il luogo dello scambio sarebbe comunque Roma. E di certo c'è che il destinatario della tangente, almeno nel colloquio, è Siri. Gli inquirenti captano poi una serie di appuntamenti, conversazioni e incontri tra il leghista e Arata. Il sottosegretario finisce per essere intercettato indirettamente: l'uso delle conversazioni che lo riguardano dovrà essere autorizzato da Palazzo Madama.

Per i magistrati di Palermo ce n'è abbastanza per mandare il fascicolo ai colleghi di Roma. Nella sua "duplice veste di senatore della Repubblica e sottosegretario alle Infrastrutture" nella "qualità di pubblico ufficiale" avrebbe asservito "le sue funzioni e i suoi poteri ad interessi privati", scrivono i pm.

In cambio dei soldi, il politico avrebbe dovuto caldeggiare l'inserimento di una norma, in realtà mai presentata, che avrebbe fatto retroagire alla costituzione di una delle società di Arata e Nicastri la data utile per godere di contributi economici nel settore delle energie alternative. Ma Siri non sarebbe stato al corrente dei rapporti tra Arata e l'imprenditore alcamese, che in questi mesi ha continuato a essere intercettato dai pm.

Nicastri, da un anno agli arresti domiciliari, nonostante sia stato raggiunto da una maxiconfisca da un miliardo di euro, avrebbe continuato, tramite un familiare, a manovrare per fare affari. Per questo gli è stata aggravata la misura cautelare ed è stato riportato in carcere.

IL RE DELL'EOLICO. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo. Nicastri, dai domiciliari, violando le prescrizioni dei giudici, avrebbe continuato a comunicare con l'esterno e fare affari. Video girati dalla Dia lo ritraggono mentre parla al balcone dei progetti sull'eolico fermi alla Regione. La Procura, che lo teneva sotto controllo, ha chiesto e così ottenuto l'aggravamento della misura cautelare.

Indagando su Nicastri e anche grazie alle dichiarazioni di diversi pentiti, i magistrati hanno ricostruito un giro di corruzioni di funzionari regionali siciliani finalizzati a ottenere permessi per progetti legati al mini eolico e alla realizzazione di due impianti di biometano. Perquisizioni sono state disposte sia a Palermo, che negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia, e a Roma, oltre che nell’abitazione e nelle pertinenze dello stesso Nicastri, ritenuto un prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Al centro delle verifiche disposte dai pool coordinati, a Palermo, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e, nella Capitale, dall’aggiunto Paolo Ielo, una serie di permessi gestiti dalla Regione Sicilia, con l’assessorato all’Energia. Il fine ultimo di Nicastri sarebbe stato quello di fare approvare una normativa che avrebbe previsto ulteriori incentivi e finanziamenti negli investimenti nel campo delle energie alternative. Un progetto che poi andò in fumo.

GLI INDAGATI. Nella lista degli indagati il personaggio chiave è Paolo Arata, genovese come Siri, 68 anni, ex deputato nazionale di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile: negli anni scorsi è stato uno dei sette professori a cui Matteo Salvini ha affidato la stesura del programma di governo della Lega. Anche Armando Siri fu uno dei professori che, per «Noi con Salvini», si occupò di economia, riforma fiscale e flat tax.

Per i pm Arata, indagato insieme al figlio, a Nicastri e ad altre 5 persone per corruzione e intestazione fittizia di beni, sarebbe un socio occulto dell'imprenditore.
I pm, che hanno disposto l'esecuzione di una serie di perquisizioni alla Regione, parlano di un gruppo imprenditoriale "Arata-Nicastri sviluppatosi in un a serie di operazioni finanziarie, sia ufficiali che non tracciabili" nel settore dell'eolico.

Arata ha una serie di relazioni con ambienti politici regionali e nazionali e - scrivono i pm "ha trovato interlocutori all'interno dell'assessorato all'energia, tra tutti l'assessore Pierobon, grazie all'intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell'Utri, fratello di Marcello".

Secondo i magistrati Arata sarebbe riuscito "ad interloquire direttamente con l'assessore regionale al territorio Cordaro e tramite questi con gli uffici amministrativi dell'assessorato, dopo avere chiesto un'intercessione a Calogero Mannino".

Sotto inchiesta oltre a Paolo Arata, 69 anni, anche il figlio Francesco, 39 anni che si era trasferito da Roma ad Alcamo; Vito Nicastri e il figlio Manlio per intestazione fittizia; per corruzione l'ex dirigente dell'assessorato Energia Alberto Tinnirello, 61 anni, (nominato recentemente capo del genio civile di Palermo) e il suo collega Giacomo Causarano, 70 anni; sempre per tangenti è indagato Angelo Giuseppe Mistretta, funzionario del Comune di Calatafimi in provincia di Trapani impegnato nelle istruttorie per il via libero agli impianti eolici; l'imprenditore Francesco Isca, 59 anni, che risponde di associazione mafiosa. Indagando su quest'ultimo, anche lui socio di Nicastri, sarebbe partita la tranche dell'inchiesta inviata a Roma per la presunta tangente incassata nella Capitale dal sottosegretario Siri.

Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dai pm, per dare gli informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l'esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi-Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.

IL SOTTOSEGRETARIO.  "Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette". Lo afferma in una nota il sottosegretario Armando Siri. "Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo", aggiunge. E dice anche che non è sua intenzione dimettersi.

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