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Fuga dalla Libia in guerra, il Viminale: "Non si teme un aumento degli arrivi di migranti"

Il barcone con i 70 migranti portati a Lampedusa

Il barcone con 70 migranti intercettato ieri al largo di Lampedusa ha fatto suonare più di una campanella di allarme su nuovi arrivi dalla Libia nel pieno del conflitto. In realtà, ancora non ci sarebbe un incremento delle partenze come è stato precisato dal ministero dell'Interno. "La situazione è costantemente monitorata", si apprende da fonti del Viminale e non si temono arrivi in massa.

Anche il direttore dell'Aise (l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Luciano Carta, nel corso di un'audizione di due ore al Copasir ha detto che non risultano ammassamenti di migranti lungo le coste pronti a partire verso l'Italia. Anche perchè l'avanzata di Haftar su Tripoli è stata meno irresistibile di quanto preventivato dal generale, anche perché alcuni dei Paesi 'sponsor ' dell'ex ufficiale gheddafiano hanno frenato nel loro sostegno all'offensiva.

L'approfondita relazione di Carta ha rilevato comunque le minacce all'interesse nazionale che un'escalation del conflitto può portare: e oltre ai flussi migratori riguardano anche il terrorismo, il consolidamento dell'Isis in alcune aree, l'approvvigionamento energetico con gli impianti Eni. Ma su tutti questi fronti per ora non ci sarebbero allarmi aumentati.

Ieri il barcone con 70 migranti è arrivato indisturbato fino a poche miglia dalle acque territoriali italiane, a sud della Sicilia, dove è stato intercettato da due motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che hanno poi trasferito i migranti a Lampedusa. "Stiamo lavorando per rispedirli a casa loro nelle prossime ore" ha detto Matteo Salvini, che però questa volta non ha potuto invocare i porti chiusi e bloccare la nave.
Il barcone è stato agganciato a 23 miglia dalla costa, all'interno della cosiddetta 'zona contigua', un'area che è fuori dalle acque territoriali e che però ricade comunque sotto la competenza e la giurisdizione delle autorità italiane.

Nonostante la centrale operativa della guardia Costiera avesse ricevuto una chiamata dal barcone, non è scattata l'operazione di ricerca e soccorso (Sar), che si sarebbe dovuta concludere con l'approdo dei migranti in un porto sicuro. Nessuno fornisce una versione ma diverse fonti di sicurezza sottolineano che al termine di una serie di contatti tra la stessa Guardia Costiera, la Gdf e il Viminale si è deciso di procedere con un'attività di "law enforcement". "La chiamata di soccorso è di fatto una richiesta strumentale per realizzare un ingresso irregolare sul territorio nazionale - spiega una qualificata fonte di sicurezza - Dunque scatta un'attività di intercettazione dell'imbarcazione e successivamente una di polizia finalizzata a identificare i responsabili ed avviare le procedure di espulsione".

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