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Nave Mare Jonio ferma al largo di Lampedusa coi 49 migranti salvati, Salvini: "Porti chiusi"

Un'immagine della nave Mare Jonio del progetto "Mediterranea"

Ferma a un miglio e mezzo da Lampedusa la nave Mare Jonio, battente bandiera italiana, del progetto Mediterranea, che ieri ha soccorso 49 migranti, tra cui 12 minori, davanti alle coste libiche. L'imbarcazione, che non ha l'autorizzazione allo sbarco, è circondata da tre motovedette, due della Guardia di Finanza e una della Guardia Costiera. È stato fatto evacuare uno dei 49 migranti, un giovane 25enne, in condizioni serie, affetto da sospetta polmonite. La richiesta era stata avanzata stamane dal capo missione Luca Casarini, che descrive come "difficili" le condizioni soprattutto di alcune delle persone a bordo che hanno affrontato il mare in tempesta.

Militari della Guardia di Finanza sono saliti a bordo della nave per svolgere, secondo quanto riferiscono i volontari della Ong, un'ispezione relativa alla documentazione di bordo. Oltre al controllo di tutta la documentazione di bordo, sono in corso una serie di accertamenti per verificare le condizioni dei migranti e dell'equipaggio anche alla luce della richiesta di evacuazione di uno dei 49 soccorsi che, stando a quanto comunicato dal medico di bordo, avrebbe una sospetta polmonite.

Ai finanzieri i volontari di Mediterranea hanno inoltre ribadito che non è stato dato seguito all'ordine di spegnere i motori in quanto la Mare Ionio si trovava nel pieno di una burrasca e, fermandosi, avrebbe messo a rischio la vita dei migranti e dell'equipaggio.

Anche la procura della Repubblica di Agrigento sta seguendo, "in costante contatto telefonico con la Capitaneria di porto e la Guardia di Finanza, l’evolversi della situazione". Al momento, secondo fonti vicine all’ufficio diretto da Luigi Patronaggio - il procuratore che ad agosto, in occasione del caso Diciotti, ha indagato Matteo Salvini per sequestro di persona - e dal suo vice Salvatore Vella, non è stato aperto alcun fascicolo di inchiesta, "ma la situazione è in continua evoluzione".

Al vaglio degli inquirenti, in particolare, i contenuti delle comunicazioni via radio fra la Guardia di Finanza che aveva intimato l’alt, chiedendo di non avvicinarsi al porto di Lampedusa, e il comandante dell’imbarcazione che avrebbe disobbedito, decidendo di proseguire.

Ieri Mediterranea aveva chiesto alle autorità italiane un "porto sicuro", prima di fare rotta verso Lampedusa.

Ma è arrivato un no secco dal governo italiano. Chi soccorre "migranti irregolari" in acque non di responsabilità italiana, senza che Roma abbia coordinato l'intervento ed entra poi in acque territoriali italiane lede il "buon ordine e la sicurezza dello Stato italiano", scrive il ministro dell'interno Matteo Salvini in una direttiva inviata in serata ai capi di polizia, carabinieri, guardia di finanza, capitaneria di porto, Marina e Stato Maggiore della difesa invitandoli ad attenersi "scrupolosamente" al provvedimento per prevenire "anche a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica dello Stato italiani, l'ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale ".

"Possono essere curati, vestiti, nutriti. Gli possiamo dare ogni genere di conforto ma in Italia con il mio permesso non mettono piede", commenta Salvini a SkyTg24. "Se uno raccoglie 50 persone nelle acque di un paese straniero, è più vicino al paese straniero", ha aggiunto Salvini, confermando l'intenzione di non aprire i porti. "Se qualcun altro fa altre scelte lo vedremo, io dico di no. Diamo da mangiare, da bere, li curiamo li salviamo è lì vestiamo perché la vita umana è sacra però gli italiani per fessi non ci passano", ha detto.

"È chiaro - ha ribadito Salvini - che meno gente parte e meno gente muore quindi chi favoreggia l'immigrazione clandestina ha sulla coscienza il rischio di ritrasformare il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto e io non voglio che queste persone siano messe in condizione di partire e di morire". Diversamente "rischieremmo di tornare ad alimentare quel business che per gli scafisti in Africa rendeva di più fino all'anno scorso del traffico di droga e di armi. Io non sarò mai complice".

"Questa è la nave dei centri sociali, perché a nome della nave sta parlando Luca Casarini: vedete i precedenti penali del signore che era noto per essere leader dei centri sociali del nord est, con precedenti penali vari". A bordo, ha aggiunto, "ci sono altri esponenti di sinistra e ultrasinistra, che stanno a mio parere commettendo un reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina perché hanno raccolto questi migranti in acque libiche" mentre "stava intervento una motovedetta libica, non hanno obbedito a nessuna indicazione, hanno autonomamente deciso di dirigere verso l'Italia per motivi evidentemente ed esclusivamente politici, non hanno osservato le indicazioni delle autorità, se ne sono fregati dell'alt della Guardia di finanza".

Ma la polemica si accende. Oggi il sindaco di Lampedusa Totò Martello ha sfidato Salvini invitando la nave a sbarcare dicendo che il porto è aperto.

Ma il ministro ribadisce il suo no: "La nave non entra in porto, sarebbe un precedente pericoloso, rischieremmo di tornare ad alimentare quel business che rendeva più del traffico di droga e armi. Non sarò mai complice". Il vicepremier e ministro dell’Interno lo ha detto in collegamento telefonico con Sky Tg24. "Saranno nutriti, vestiti, avranno tutti i generi di conforto ma in Italia non mettono piede - ha ribadito Salvini -. Non si è trattato di una operazione di salvataggio, ma c'è un’organizzazione che gestisce, aiuta e supporta il traffico di esseri umani. O ci sarà l’intervento dell’autorità giudiziaria che deciderà diversamente, oppure il ministero dell’Interno, da me dipendente, che deve indicare il porto, non ne indica nessuno. Gli italiani per fessi non ci passano. Questa non è una operazione di salvataggio". Per il vicepremier "meno gente è costretta a partire, meno gente muore. Chi favoreggia l’immigrazione clandestina ha sulla coscienza il rischio di trasformare ancora il Mediterraneo in cimitero a cielo aperto".

Sul caso è intervenuto anche l'altro vicepremier Luigi Di Maio: «Il governo al è al lavoro, stiamo verificando condizioni delle persone a bordo perchè i salvataggi sono la nostra priorità, le vite umane sono la nostra priorità».

La Mare Jonio ieri si è diretta verso Lampedusa perchè ritenuta "il porto sicuro più vicino rispetto alla zona in cui è stato effettuato il soccorso. Nel frattempo, è in arrivo una forte perturbazione nel Mediterraneo centrale. Abbiamo chiesto formalmente all'Italia, nostro Stato di bandiera e stato sotto il quale giuridicamente e geograficamente ricade la responsabilità, l'indicazione di un porto di sbarco per queste persone".

La segnalazione del naufragio, si legge in una nota "era arrivata dall'aereo di ricognizione Moonbird della Ong Sea Watch che avvertiva di una imbarcazione alla deriva in acque internazionali. Mare Jonio si è diretta verso la posizione segnalata e, informata la centrale operativa della Guardia Costiera Italiana, ha effettuato il soccorso ottemperando alle prescrizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del mare, e del codice della navigazione italiano".

"Attenendosi alle procedure previste in questi casi e per scongiurare una tragedia, Mare Jonio ha tratto in salvo tutte le persone a bordo comunicando ad una motovedetta libica giunta sul posto a soccorso iniziato di avere terminato le operazioni. Tra le persone soccorse, 12 risultano minori. Le persone a bordo si trovavano in mare da quasi 2 giorni e, nonostante le condizioni di salute risultino abbastanza stabili, sono tutte molto provate con problemi di disidratazione. Il personale medico di Mediterranea sta prestando assistenza".

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