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Sea Watch, delegazione Pd indagata dopo essere salita a bordo: "Si rischia l'emergenza sanitaria"

Isolata come una nave in quarantena. Vietato avvicinarsi alla Sea Watch 3 per un raggio di mezzo miglio, ordina la Capitaneria di porto di Siracusa. E per il quarto giorno i 47 migranti soccorsi il 19 gennaio scorso davanti alla Libia sono "prigionieri" a bordo. Non si scende. Sono invece riusciti a salire - dopo l’autorizzazione della prefettura - gli esponenti del Pd Matteo Orfini e Maurizio Martina che presenteranno un esposto in procura contro la "detenzione illegale" dei naufraghi.

I due sono finiti però tra gli indagati. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini mantiene la linea dura e ironizza: a chi «vuole portarmi in tribunale, rispondiamo col sorriso. A sinistra non hanno niente di meglio da fare che affittare gommoni per solidarizzare con i clandestini e denunciarmi. Io non mollo». Il Quirinale segue il caso ed invita a trovare una soluzione. Intanto, si prospetta un’emergenza umanitaria: il comandante della nave comunica che i tre bagni stanno per raggiungere la saturazione: li usano i 47 passeggeri più i 22 membri dell’equipaggio. Potrebbe essere lo spiraglio per un possibile ok allo sbarco.

Oggi c'è una bandiera gialla issata sulla Sea Watch: nel codice nautico comunica che è in corso la procedura per il rilascio della libera pratica sanitaria: sono cioè in corso accertamenti per verificare che non vi siano problemi sanitari a bordo: «47 persone in cerca di protezione sono davvero un rischio per la sicurezza nazionale?», chiede la ong tedesca. Ma, dopo il blitz di ieri di Stefania Prestigiacomo, Riccardo Magi e Nicola Fratoianni, la Capitaneria ha interdetto alla navigazione le acque intorno all’imbarcazione umanitaria per evitare "problemi riguardanti l’ordine pubblico e la sanità pubblica".

Una delegazione del Pd si è presentata oggi a Siracusa per chiedere lo sbarco immediato. Solo dopo l’ok del prefetto Orfini
e Martina sono riusciti a salire a bordo. «Basta guardare negli occhi quelle persone per capire che è disumano quello che stanno facendo. Fateli sbarcare», è l’invito del segretario uscente. Mentre Orfini informa che i due sono indagati. «Ci contestano -
dice - la violazione di un dispositivo di polizia, noi riteniamo di non aver violato alcuna legge e che quello che abbiamo fatto
è nelle nostre prerogative parlamentari».

Oggi si sono mossi anche i Garanti. Quello per l’Infanzia, Filomena Albano, ha inviato una segnalazione al premier Conte invitando a far sbarcare i minorenni. Mauro Palma, Garante per i detenuti, chiede l’immediato attracco per evitare violazioni
della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Palma ha informato delle sua «preoccupazioni» la procura di Siracusa. Il procuratore siracusano Fabio Scavone, da parte sua, per ora non si muove. Non c'è nessun indagato, assicura. E smonta
anche le «prove» ipotizzate da Salvini contro il comandante che avrebbe messo a rischio la vita dei migranti soccorsi per essersi diretto verso l’Italia invece che in Tunisia durante una tempesta: nessun reato, spiega il pm, ha scelto la rotta che riteneva più sicura. Quanto all’altro reato "suggerito" dal titolare del Viminale, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, il pm non lo ravvisa. Scavone conferma invece i dubbi espressi dal ministro sull'età dei minorenni (sarebbero 13 secondo la ong).

«Non hanno nessun documento con sé - rileva - e quindi è riportato soltanto l’anno di nascita senza neanche giorno e mese. Quindi è un profilo da verificare. C'è solo un minorenne che dichiara di avere 15 anni, per il resto tutta la fascia dei diciassettenni, molti nati l’1 gennaio del 2002». E la situazione di stallo preoccupa il Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella - che è in contatto con il premier  Conte - segue da vicino la vicenda e, senza interferire, esprime l'auspicio che venga trovata una via d’uscita dallo stallo individuando una pronta soluzione. D’altronde, del fatto che la situazione vada risolta sembra esserne consapevole - riferiscono fonti parlamentari - anche Salvini. Mattarella rimane comunque convinto della necessità di un’assunzione di responsabilità da parte dell’intera Unione europea per governare il fenomeno dell’immigrazione.

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