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Borsellino, la figlia ai poliziotti indagati: "Siate onesti". Ministero sarà parte civile

Quando i due poliziotti, accusati dalla Procura di avere depistato le indagini sulla strage Borsellino, si alzano in una pausa dell’udienza preliminare nell’aula del Tribunale di Caltanissetta, Fiammetta Borsellino non esita neppure un attimo. Li raggiunge vicino al banco del giudice: lei minuta, giubbotto di jeans e pantaloni neri, si rivolge senza indugio a Fabrizio Mattei e Mario Bo, che furono nella squadra speciale al comando di Arnaldo La Barbera nella prima fase dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, assieme a Michele Ribaudo, il terzo coinvolto. Poche parole, una manciata di minuti. Il volto dei due, mentre Fiammetta parla, è contratto.

«Siate onesti», dice la figlia di Paolo Borsellino guardandoli in faccia. Perché «in questa storia - afferma Fiammetta - ognuno di noi c'è dentro fino al collo: e quindi l'auspicio è di potere dare un contributo di onestà per spiegare veramente cosa è successo, quale era il clima, da chi probabilmente hanno ricevuto gli ordini». Per il pm Stefano Luciani i tre poliziotti avrebbero suggerito a Vincenzo Scarantino le dichiarazioni che portarono alla condanna per la strage di 11 persone, sette delle quali all’ergastolo; per tutti, nel 2011, scattò la revisione quando il pentito Gaspare Spatuzza aiutò i magistrati, con le sue rivelazioni, a smentire la versione di Scarantino che ammetterà di essersi inventato tutto perché messo sotto pressione da alcuni investigatori, aprendo il velo sui depistaggi.

La posizione dei tre, che devono rispondere di concorso in calunnia, però potrebbe aggravarsi. Il pm ha chiesto l'applicazione del comma 1 dell’art. 416 bis, che riconosce a chi ha agito dall’esterno l’aggravante di avere favorito la
mafia. Agli atti dell’inchiesta ci sono gli appunti che il poliziotto Mattei passava a Scarantino per suggerire le dichiarazioni da rendere. Secondo il poliziotto erano promemoria, mentre per la Procura veri e propri suggerimenti. Gli appunti sono stati consegnati dallo stesso Scarantino ai magistrati.

Il gup Graziella Luparello, che ha aggiornato l’udienza al 28 settembre, intanto ha accolto la richiesta della famiglia Borsellino di costituirsi parte civile, ammettendo i figli del magistrato (Fiammetta, Lucia e Manfredi), il fratello Salvatore e i nipoti, figli dell’altra sorella Adele. Pure il ministero della Giustizia intende costituirsi parte civile perchè, viene sottolineato, «agli imputati, tutti appartenenti alla Polizia di Stato, sono stati contestati fatti attinenti al concorso in calunnia, che appaiono particolarmente gravi e che, se accertati, sarebbero fonte di notevolissimi danni patrimoniali e non patrimoniali all’amministrazione della giustizia».

Ed anche alcuni dei mafiosi accusati e condannati ingiustamente per la strage hanno avanzato la richiesta di parte civile: Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino, citando in giudizio come
responsabile civile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, chiedono un risarcimento di 50 milioni di euro.

«Questa Procura a distanza di molti anni con enormi difficoltà sta cercando di fare luce su cose fatte da pm precedenti, perché questi poliziotti non hanno agito da soli, ma sotto la direzione, il controllo e la supervisione di magistrati e di pubblici ministeri - afferma Fiammetta Borsellino - raggiungere una verità è difficile, ma sono convinta del percorso che può portare anche a fare barlumi di luce».

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