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Dell'Utri, anche dalla Corte di Strasburgo arriva un no alla sospensione della pena

Marcello Dell'Utri

BRUXELLES. Anche da Strasburgo arriva un no alla scarcerazione di Marcello Dell'Utri. La Corte europea dei diritti umani avrebbe infatti bocciato la richiesta di sospensione della pena, per motivi di salute. Lo si apprende da fonti della Corte di Strasburgo.

La Corte europea dei diritti umani ha spiegato di aver "deciso di non chiedere al governo italiano di adottare misure per sospendere l'esecuzione della pena di Marcello Dell'Utri", come invece da lui richiesto. La decisione è stata presa il 29 marzo scorso, ma viene resa nota solo oggi.
In casi particolari la Corte può chiedere ai governi nazionali di adottare misure provvisorie, volte a proteggere l'incolumità dei ricorrenti.

Intanto, il tribunale di Sorveglianza di Roma si è riservato di decidere in merito all'istanza presentata dai legali dell'ex senatore, in cui si chiede di verificare se l'attuale stato detentivo presso il Campus Biomedico lede i diritti umani.
Dell'Utri , affetto da cardiopatia, diabete e tumore alla prostata, è ricoverato dal 14 febbraio scorso, piantonato 24 ore su 24 da due agenti e non può incontrare nessuno.

"L'ex senatore, che sta scontando una pena a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, dovrebbe rientrare a Rebibbia il 20 aprile prossimo - spiegano i difensori Alessandro De Federicis e Simona Filippi -. Attualmente è costretto in una camera del Campus Biomedico, dove non può nemmeno aprire la finestra perché sigillata e deve dormire con la luce in faccia".

Il 6 febbraio scorso i giudici della Sorveglianza avevano negato a Dell'Utri la scarcerazione per motivi di salute. Nei giorni scorsi l'ex senatore di Forza Italia ha presentato una denuncia al Csm contro sei magistrati dello stesso tribunale capitolino per violazione disciplinare. L'ex parlamentare chiede al Consiglio superiore della magistratura di valutare il comportamento, a suo parere "superficiale e inerte" assunto dai giudici che hanno deciso in merito alla compatibilità tra la detenzione in carcere e il suo stato di salute e ciò, a suo dire, ha comportato un peggioramento del quadro clinico.

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