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Truffa sulle aste giudiziarie: sospeso cancelliere, arrestato il figlio

CALTANISSETTA. Scoperto un sistema di corruzione all'interno dell’istituto vendite giudiziarie della corte d’appello di Caltanissetta e Catania. Quattro dipendenti avrebbero ricevuto denaro sottobanco dai debitori.

I finanzieri hanno accertato che in alcune occasioni i quattro avrebbero suggerito  ai debitori stratagemmi (incluso l'utilizzo di prestanome compiacenti) per tornare in possesso dei beni pignorati. Da un lato, i dipendenti dell'istituto avrebbero consentito ad alcuni degli acquirenti di procedere con ritardo (anziché nelle 48 ore dal termine dell'asta) al pagamento del prezzo dei beni aggiudicati. Dall'altro, i libretti intestati alle procedure esecutive, dove confluivano le somme provento delle vendite, sarebbero stati aperti con estremo ritardo (anche di cinque-sei mesi).

Sono stati disposti i domiciliari Flavio Rotondo, di 30 anni, figlio del cancelliere del tribunale e dipendente occulto dell’istituto vendite giudiziarie di Caltanissetta e Catania. Sono stati sospesi dall’esercizio del pubblico ufficio: Orazio Rotondo, di 60 anni, cancelliere del tribunale di Caltanissetta, Gianluca Princiotto, di 42 anni, direttore istituto vendite giudiziarie di Caltanissetta e Catania; Umberto Amico, di 51 anni, dipendente istituto vendite giudiziarie di Caltanissetta.

Un quadro di illegalità, ma anche di sfruttamento, sottolineano gli inquirenti “di persone già oppresse da forti crisi finanziarie in quanto destinatarie di procedure di pignoramento”. Sono state accertate violazioni relative alla vendita mediante procedura pubblica di beni sottoposti a pignoramento, realizzate dal gruppo composto dal cancelliere del Tribunale di Caltanissetta, dal figlio di quest'ultimo, dal direttore dell'Istituto vendite giudiziarie della Corte d'Appello di Caltanissetta e Catania e da un suo dipendente.

Flavio Rotondo oltre ad avere personalmente beneficiato di uno degli accertati episodi di turbata libertà degli incanti (aggiudicandosi beni mediante l'utilizzo di un prestanome), si è reso responsabile di reati di falso finalizzati a coprire alcune delle irregolarità commesse dai funzionari dell'Istituto.

Nel corso delle perquisizioni è stato poi accertato un grave fatto di peculato, atteso che, nell'abitazione messinese del direttore dell'istituto sono stati trovati gioielli del valore di oltre 20.000 euro, pignorati nell'ambito di una procedura esecutiva pendente di fronte al Tribunale di Caltanissetta, estinta da oltre tre anni e che, in virtù di un provvedimento dello stesso tribunale, avrebbero dovuto essere restituiti al debitore. Nel corso dell'indagine, sono stati, inoltre, accertati vari episodi di spaccio di hashish all'interno dell'istituto di Caltanissetta, commessi dal Flavio Rotondo.

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