BOLOGNA. «Il mio non è un attacco alla ragazza, ci mancherebbe, ma un tentativo di far PENSARE gli altri ragazzi e i loro genitori... e, magari, anche chi amministra la cosa pubblica. Chissà forse proprio grazie alle PAROLE FORTI e a QUESTO ARTICOLO, il messaggio arriva a chi altrimenti non avrei mai raggiunto. Vogliamo aspettare la seconda vittima, la terza, la quarta, ecc? IO NO!». Così don Lorenzo Guidotti, parroco bolognese, ritorna su Facebook sulle parole scritte il 6 novembre, commentandone la diffusione sui media.
Il parroco infatti, aveva scritto sul social network un commento relativo alla denuncia di una giovane vittima di stupro a Bologna. «Mi spiace ma... Se nuoti nella vasca dei piranha non puoi lamentarti se quando esci ti manca un arto... cioè... A me sembra di sognare!! Ma dovrei provare pietà? No!! Quella la tengo per chi è veramente VITTIMA di una città amministrata di *****, non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta perché scopre di non essere oggetto di modi civili. Chi SCEGLIE la cultura dello SBALLO lasci che si "divertano" anche gli altri...». Con queste parole don Lorenzo Guidotti, aveva commentato sulla sua pagina Facebook (che non ha profilo pubblico ma solo per amici) la notizia della 17enne che il 3 novembre ha denunciato di essere stata violentata in un vagone della stazione, dopo una serata in cui si era ubriacata.
Adesso, il sacerdote si difende: «E così ho avuto anche io il mio quarto d’ora di notorietà (ne avrei fatto anche a meno perché non la cerco)». Quanto al caso della ragazzina che ha denunciato uno stupro alla fine di una serata in cui ha detto di essersi ubriacata, don Guidotti scrive: «Sapevo benissimo di usare parole forti... e ho cambiato il titolo più volte per attenuare i toni e immaginarmi di fare il commento all’articolo (io non scrivo su Fb quasi mai, mi limito a commentare gli articoli in rete cercando di ristabilire quella VERITA' di cui generalmente si fa scempio) avendo davanti questa ragazza o immaginando che fosse della mia parrocchia (potrebbe esserlo). Di giovani come lei ne abbiamo tanti, soprattutto in questo quartiere. Non se ne può più di chi favorisce la (sub) CULTURA DELLO SBALLO, dell’alcool, della droga».
Dopo aver sollevato un polverone anche sui social, però, il sacerdote fa "mea culpa" e alla fine si scusa: «Io col mio intervento ho sbagliato, i termini, i modi, le correzioni. Non posso perciò che chiedere scusa a lei e ai suoi genitori se le mie parole imprudenti possono aver aggiunto dolore, come invece accadrà
leggendole». A diffondere le dichiarazioni è stata la Curia bolognese che aggiunge: «riconosce di essersi espresso in maniera inappropriata e intende chiarire il suo pensiero».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia