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Nomine, chiesto il rinvio a giudizio per la Raggi

Virginia Raggi

ROMA. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Roma, Virginia Raggi, per l'accusa di falso nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto "pacchetto nomine". I magistrati hanno, invece, sollecitato l'archiviazione per il reato di abuso d'ufficio.

Il falso è contestato per la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione Turismo del Campidoglio. L'abuso d'ufficio riguardava la promozione di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica.

Nella richiesta di processo per il sindaco, i magistrati hanno fatto cadere l'aggravante "dell'aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro".

Nel motivare l'archiviazione per l'abuso d'ufficio, i pm sottolineano che nella nomina di Romeo, per la cui posizione è stata chiesta l'archiviazione, non è riscontrabile il dolo da parte del sindaco. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall'Olio hanno anche chiesto di archiviare la Raggi dall'accusa di abuso d'ufficio in relazione alla nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo.

Reato contestato anche al fratello Raffaele, all'epoca capo del personale del sindaco, per il quale i pm hanno chiesto il processo. L'ex braccio destro del sindaco, attualmente sotto processo per corruzione, secondo la Procura si sarebbe dovuto astenere da quella nomina in quanto coinvolgeva il fratello e invece se ne occupò in prima persona.

"Per mesi i media mi hanno fatta passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani - scrive su Fb  Virginia Raggi -. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull'accusa di falso ideologico. Abbiamo sempre avuto grande fiducia nella magistratura e continueremo ad averne".

"Secondo i pm di Roma - prosegue su Facebook - ho rispettato la legge nella scelta del capo della segreteria politica e del dirigente al dipartimento Turismo ed è stata chiesta l'archiviazione per ambedue le ipotesi di reato. Per la Procura ho seguito tutte le norme. Non ci sarebbe mai stata alcuna promozione che non doveva essere fatta come volevano far credere Pd e destra. Non avrei commesso alcun reato per la nomina di Salvatore Romeo: non c'è mai stato alcun ingiusto aumento dello stipendio. Un'accusa infamante riportata per mesi dai giornali e cavalcata dall'opposizione nel tentativo di screditare me e il Movimento 5 Stelle. Così come non ci sarebbe alcun abuso nella nomina di Renato Marra. Lo ripeto: ritengo di aver agito secondo la legge. Dopo mesi di indagine, lo attesta la stessa magistratura inquirente".

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