ENNA. «Schettino questa sentenza se l’è ampiamente meritata. Per le sue bugie e per il poco rispetto che ha avuto, anche dopo, nei confronti delle vittime di quel terribile naufragio». Così commenta il verdetto della Cassazione Elio Vincenzi, marito di Maria Grazia Trecarichi, originaria di Leonforte, la donna morta nel naufragio del 13 gennaio del 2012 e i cui resti sono stati trovati, solo grazie al Dna
nell’ottobre del 2013. Vincenzi ha patteggiato un risarcimento danni con la Costa Crociera.
«Sono ultrasessantenne - dice - ed avevo allora una figlia minore. Temevo di non vedere la fine del processo».
Maria Grazia Trecarichi morì il giorno del suo cinquantesimo compleanno. Era partita con la figlia Stefania, che si salvò insieme al fidanzato, proprio perché la madre le cedette il posto nella scialuppa, e con una amica di Enna, Luisa Virzì, 49 anni.
Era stata Maria Grazia, che secondo il marito era un’ottima nuotatrice, a regalare il viaggio alla Virzì, morta anche lei nel naufragio.
«Solo grazie all’amore di mia figlia sono riuscito a superare questo dramma - dice Vincenzi che vive ad Augusta - Ma penso spesso ai tanti sopravvissuti che hanno ancora tanti problemi sia fisici che psicologici».
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