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Riti vodoo, le case di Ragusa e la mafia nigeriana: le schiave del sesso nell'Isola

PALERMO. Le forze dell’ordine si battono e si danno da fare, con blitz in grande stile, operazioni mirate, arresti e denunce, ma quella della prostituzione è una piaga che proprio non vuole saperne di scomparire. E sullo sfondo ci sono anche i minori, sempre più spesso coinvolti in giri che sanno tanto di orrore. Nelle città più grandi della Sicilia polizia e carabinieri hanno tracciato vari profili dei tipi di prostituzione, e ogni posto ha le sue “specialità”.

A Palermo, ad esempio, “spopolano” le nigeriane.  Solo qualche giorno fa dieci donne, quattro con passaporto nigeriano e sei romene, accusate prostituzione, sono state allontanate dall'Italia, al termine di un’operazione eseguita dalla polizia di Stato. I controlli sono scattati nelle traverse di viale Regione Siciliana, in piazza XIII Vittime e al Foro Italico.

A Palermo le prostitute "censite" per strada sarebbero circa 600, e di queste circa il 60% arriverebbero dalla Nigeria. Non è un caso, quindi, che molte operazioni delle forze dell’ordine abbiano colpito proprio uomini e donne provenienti dal paese africano. Come quella dello scorso novembre, quando tre nigeriani furono arrestati, gente che aveva costretto una connazionale a ripagare con prestazioni sessuali un debito di 30 mila euro, spaventandola con la minaccia di riti vodoo, metodo usato molto spesso, tra l’altro, per convincere giovani donne a concedersi a pagamento.

Un giro, questo, gestito da una vera e propria mafia nigeriana, la “Black Axe”, colpita a novembre con un’operazione partita da Palermo e che ha portato a 23 provvedimenti di custodia cautelare in tutta Italia. Tra questi 19 sono stati accusati di gestire, per l’appunto, la “tratta degli esseri umani” dalla Nigeria. Alla Favorita negli scorsi mesi 4 nigeriane sono state denunciate per prostituzione. Non solo per strada, ma anche in casa, come racconta un blitz della polizia lo scorso aprile a Ballarò, quando un immobile è stato sequestrato dopo che gli agenti avevano trovato dentro 6 ragazze, tutte nigeriane, tutte prostitute.

E a proposito di sesso a domicilio, nel capoluogo un agente di polizia e sua moglie sono stati arrestati e condannati per sfruttamento della prostituzione in finte case vacanze. E sempre nel capoluogo tiene ancora banco il caso della baby squillo,  con Dario Nicolicchia, 32 anni, finito in manette perché secondo l’accusa avrebbe indotto la sua ex fidanzatina minorenne a prostituirsi. Coinvolta gente insospettabile, della Palermo Bene,  tutti clienti di quella ragazzina che avrebbe fatto girare la testa a fior di professionisti e non solo.

Le nigeriane sembrano “andare forte” anche a Catania: il 25 febbraio due persone sono state arrestate perché costringevano giovani africane a prostituirsi, anche qui con la minaccia di ricorrere a riti vodoo. E anche nel capoluogo etneo si parla di tratte di nigeriane vere e proprie, come dimostrano i 15 arresti dell’ottobre scorso, con uomini accusati di avere gestito gli sbarchi di giovanissime loro connazionali che avrebbero reclutato e condotto in Italia, per poi costringerle a prostituirsi. Nella più grande città dell’est siciliano va forte anche il sesso “scovato” online: il 16 marzo i carabinieri della Compagnia di Catania Piazza Dante hanno denunciato un pregiudicato catanese di 64 anni: aveva arredato ad arte un loft in via Missori dove la sua protetta, una donna di 57 anni, riceveva i clienti per incontri a luci rosse. Veicolo pubblicitario un sito on line specializzato per gli incontri hot dove l’uomo promuoveva anche sesso di gruppo. Costo? Cento euro.

Ad Agrigento piace il sesso “esotico”: nel mese di gennaio,  gli agenti della seconda sezione immigrazione e prostituzione della Squadra Mobile sono riusciti ad individuare, e ad avere certezza, che in un condominio - nella centralissima via Imera - vi fosse una «casa di appuntamenti».

Una "casa" che è stata chiusa. Due donne, di nazionalità cinese, di 49 e 39 anni, - coloro che, appunto, avrebbero gestito la «casa di appuntamenti» - sono state espulse. Proprio i poliziotti le hanno accompagnate al Cie per essere rimpatriate. Nessun dubbio, visto che gli agenti della Squadra Mobile hanno anche fatto una irruzione all'interno dell'abitazione, circa i sospetti. A quanto pare, «l'attività» delle due cinesi sarebbe andata avanti da un po' di tempo. E sarebbe stata anche molto "frequentata".  Sempre ad Agrigento,  a distanza di quasi tre anni dall’operazione “Saponara”, eseguita dalla squadra mobile il 20 giugno del 2014, la Procura della Repubblica ha chiuso l’inchiesta e si appresta a mandare a processo sette indagati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. Tra le persone coinvolte donne brasiliane, peruviane e cubani.

A Trapani il sesso “in strada” ha letteralmente mandato su tutte le furie i residenti. Che si sono fatti sentire, eccome. Dopo le lamentele degli abitanti di varie zone e la denuncia delle associazioni Progetto per Trapani e Codici sono scattati i primi interventi della polizia municipale per debellare la presenza di prostitute a piazza Ciaccio Montalto - nelle adiacenze dell' Autostazione - e in via Virgilio. Tre "lucciole" nelle scorse settimane sono state fermate dai vigili urbani. Dopo essere state identificate per ciascuna di loro è scattata una multa di 250 euro. Un problema, quello della prostituzione, ultimamente molto sentito a Trapani, tanto che il sindaco Vito Damiano ha “rispolverato” un’ordinanza per cercare di dare un freno al fenomeno. E sempre grazie alle segnalazioni dei cittadini a giugno i carabinieri di Trapani hanno sgominato un’organizzazione criminale dedita ad attività di sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga e furti in esercizi commerciali. Due gli arrestati, entrambi rumeni. L’indagine ha avuto avvito grazie a numerose segnalazioni di cittadini della frazione ericina di Pizzolungo, che si sono insospettiti e infastiditi per un continuo via vai di persone dall’abitazione presa in affitto da alcuni degli indagati: all’interno dell’abitazione si svolgeva un’assidua attività di prostituzione di giovani donne romene, costrette a vendere il proprio corpo per consentire facili guadagni all’organizzazione.

Diverso è invece il “caso Ragusa”: se lungo i viali della città è quasi impossibile trovare una prostituta, le cose cambiano se si parla di case chiuse. Lì, nel capoluogo ibleo, negli ultimi anni c’è un boom. Negli ultimi tre anni sono state trovate più di trenta appartamenti dove avvenivano incontri e prestazioni sessuali a pagamento, di cui 15 solo nel 2015.  A febbraio, un residence di 22 stanze è stato sequestrato da militari dell'Arma a Marina di Ragusa. Il proprietario dello stabile, che già in passato ed in più occasioni aveva affittato stanze a donne che vi si prostituivano, è stato denunciato per favoreggiamento della prostituzione

Un fenomeno talmente vasto che qualche mese fa due consiglieri comunali del Pd Mario D'Asta e Mario Chiavola, si sono rivolti all'amministrazione comunale invocando soluzioni per aiutare le forze dell'ordine a debellare il fenomeno delle case a luci rosse.  Un fenomeno talmente ampio nella zona che una donna cinese, “pizzicata” qualche mese fa, ha candidamente ammesso che per sbaragliare la concorrenza aveva proposto ai suoi clienti una sorta di “sconto fedeltà”, in modo tale da fidelizzarli ed evitare che si rivolgessero ad altre “professioniste” del mestiere.

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