CITTA' DEL VATICANO. Dinanzi al ripetersi dell'esodo di migranti dalla Libia verso l'Italia, anche con la tragica scia di naufragi, il Papa ha rinnovato oggi il suo invito alla "solidarietà" e all'"accoglienza".
"Saremo uomini e donne di risurrezione, uomini e donne di vita, se, in mezzo alle vicende che travagliano il mondo - ce ne sono tante oggi -, in mezzo alla mondanità che allontana da Dio, sapremo porre gesti di solidarietà, gesti di accoglienza, alimentare il desiderio universale della pace e l'aspirazione ad un ambiente libero dal degrado", ha detto al Regina Coeli, la preghiera che in questo tempo pasquale, fino alla Pentecoste, sostituisce l'Angelus. Francesco ha esortato ad "affermare il valore della vita", anche con "segni comuni e umani", che sostenuti dalla fede "acquistano un'efficacia ben superiore alle nostre capacità".
Ma è stato ieri, nel messaggio pasquale Urbi et Orbi, che il Pontefice, alzando ancora una volta la sua voce contro i conflitti nel mondo, ha ricordato con "orrore" la situazione in Siria e "l'ignobile attacco" ai profughi in fuga da Aleppo. Citando le piaghe di cui "il Pastore risorto si fa carico", ha guardato alle "vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze".
Quindi ai bambini e adolescenti "sfruttati", e a chi ha "il cuore ferito" per le violenze subite tra le mura domestiche. Ha posto l'accento sui migranti forzati, "costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi".
Ha pregato per "chi cerca la giustizia e la pace" e perché "i responsabili delle Nazioni" abbiano "il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi".
Francesco ha fatto appello agli "sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l'amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte". E non ha mancato di ricordare la sanguionsa esplosione di sabato contro i civili in fuga da Aleppo: "l'ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti". Ha chiesto quindi pace per il Medio Oriente, l'Iraq, lo Yemen. Poi per il Sud Sudan, il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, conflitti aggravati da una "gravissima carestia".
Ha rivolto il suo pensiero anche alla sua America Latina, contro le "tensioni politiche e sociali" "sfociate in violenza", esortando a "costruire ponti di dialogo", combattere "la piaga della corruzione" e cercare "valide soluzioni pacifiche alle controversie". Pace e concordia invocate anche per l'Ucraina.
L'attenzione è andato quindi al "continente europeo", per una nuova "speranza a quanti attraversano momenti di crisi e difficoltà, specialmente a causa della grande mancanza di lavoro soprattutto per i giovani": categoria sempre a cuore a Francesco, cui è tornato anche nell'augurio pasquale, perché si "ravvivino le speranze di famiglie e comunità, in particolare delle nuove generazioni, futuro della Chiesa e dell'umanità".
In una lettera inviata al vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino per l'inaugurazione del nuovo Santuario della Spogliazione, infine Francesco ha denunciato la "scandalosa realtà" del "divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell'umanità": "siamo di fronte a un fenomeno di 'inequità globale' e di 'economia che uccide'", ha ribadito citando la sua Evangelii gaudium.
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