MILANO. A nulla è servito a Fabrizio Corona presentarsi davanti al giudice con dei documenti per dimostrare, come ha sostenuto anche in dichiarazioni spontanee, di aver «versato, tra ieri e l'altro ieri, circa 400mila euro di tasse» su quei circa 2,6 milioni di euro in contanti trovati in parte, oltre 1,7 milioni, in un controsoffitto e in parte, quasi 900 mila euro, in due cassette di sicurezza in Austria. Per lui, infatti, il 25 gennaio prossimo comincerà a Milano l'ennesimo processo del suo tormentato cammino giudiziario, passato già per condanne definitive per estorsione, tentata estorsione, bancarotta e corruzione in atti giudiziari.
Oggi pomeriggio il gup Laura Marchiondelli, accogliendo la richiesta del pm della Dda milanese Paolo Storari, titolare dell'inchiesta 'lampò che il 10 ottobre scorso ha portato di nuovo a San Vittore l'ex 're dei paparazzì, lo ha rinviato a giudizio per intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali relative alle misure di prevenzione. E andrà a processo assieme alla sua storica collaboratrice e amica Francesca Persi, anche lei finita in carcere poco più di due mesi fa. «Io mi fido di lui», ha spiegato ai cronisti Persi, presunta prestanome dell'ex agente fotografico, difesa dal legale Cristina Morrone e che a fine ottobre ha ottenuto gli arresti domiciliari.
«Ho versato circa 400mila euro di tasse su quei contanti, ora datemi la possibilità di uscire e di tornare a casa», ha detto Corona nell'udienza a porte chiuse (il corridoio del settimo piano del Tribunale era 'blindatò per tenere alla larga i giornalisti) davanti al gup, stando a quanto riferito dall'avvocato Ivano Chiesa che lo difende assieme al collega Luca Sirotti. L'ex 'fotografo dei vip', come chiarito dai suoi difensori, è «preoccupato ma pronto a dare battaglia» nel processo. A detta dei legali, inoltre, lo stesso pm in udienza
«ha chiarito che quel denaro che gli è stato sequestrato è di provenienza lecita, ponendo fine alla presunta origine illecita di quei contanti». Corona ha sempre ribadito che «quello era il 'nero' delle sue serate in locali e discoteche» che ha cominciato a fare dall'autunno del 2015, dopo aver ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali «sul territorio», ossia è passato dalla comunità di Don Mazzi alla sua casa di via de Cristoforis, che qualche settimana fa, tra l'altro, gli è stata sequestrata.
«In pratica, in un Paese con un tasso di evasione fiscale altissimo, il nostro cliente è l'unico in carcere solo per una questione fiscale», ha detto l'avvocato Chiesa, aggiungendo che «noi oggi abbiamo prodotto documentazione al gup per dimostrare che Fabrizio ha iniziato a pagare le imposte su quelle somme». Il Tribunale del Riesame, però, nelle motivazioni del provvedimento con cui a fine ottobre ha confermato il carcere ha parlato, tra le altre cose, di una «inusuale inclinazione a delinquere» da parte di Corona e del suo «inserimento in un contesto organizzato e ben collaudato».
Quello che si aprirà, in ogni caso, secondo la difesa, sarà «il processo più veloce del secolo, perchè non abbiamo mai visto una velocità del genere» in altri procedimenti. I difensori hanno anche raccontato di avere «proposto» alla Procura di «lasciare allo Stato tutti i soldi sequestrati» a Corona e di chiudere, in sostanza, così questa vicenda giudiziaria, «anche perchè ci pare che ci siano problemi più gravi in giro da risolvere, ma ci è stato risposto 'no' e, dunque, se vogliono la sua testa, noi andremo al processo e vedremo cosa succederà».
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