TRANI. «Assolutamente riduttivo». Usa questa espressione il procuratore di Trani Francesco Giannella per far capire che l'errore umano all'origine dello scontro tra i due treni nelle campagne tra Andria e Corato è solo il primo punto di un'indagine molto più complessa e che punta a ben altre responsabilità. Ecco perchè gli accertamenti si sono già allargati ad una struttura periferica del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, l'Ustif di Bari, ufficio che si occupa di tutti i trasporti pubblici a linea fissa, comprese le ferrovie in concessione come la Ferrovia nord barese.
Che vi sia stato uno sbaglio da parte di uno, o entrambi i capistazione, infatti, è ormai un dato acquisito: quello di Andria, Vito Piccarreta, non doveva dare il via al treno fino all'arrivo dell'altro convoglio; quello di Corato, Alessio Porcelli, non si è accorto dell'errore del collega. È questo il motivo per il quale i due hanno ricevuto avvisi di garanzia «per aver cagionato l'incidente ferroviario» che «ha provocato la morte di 23 persone e il ferimento di altri 50 passeggeri».
I due sono quindi indagati per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo e saranno interrogati nei prossimi giorni. Domani, invece, si svolgeranno le autopsie e gli esami tossicologici e istologici sui due macchinisti e sul capotreno. «La dinamica in linea di massima è stata ricostruita» ha detto il procuratore.
Cosa è accaduto allora? Manca ancora qualche tassello, ma il quadro è piuttosto chiaro e le nuove acquisizioni di documenti, atti e immagini negli uffici di Ferrotramviaria e nelle stazioni serviranno a mettere ancora più a fuoco i dettagli che mancano. Dunque tutto sarebbe partito dalla presenza di due treni, entrambi provenienti da Bari.
Il primo è transitato nella stazione di Corato in ritardo ed è arrivato regolarmente a Andria. Ma a quel punto il capostazione, invece di attendere l'arrivo del secondo convoglio, ha dato il via libera al treno diretto a sud. Ed invece avrebbe dovuto consentire la partenza solo nel momento in cui avrebbe visto arrivare il secondo treno proveniente da Corato. Il punto nevralgico dell'indagine, dicono gli inquirenti, è tutto qui: capire se Piccarreta sapeva che i treni in arrivo erano due e, in ogni caso, perchè ha dato il via libera al treno non avendo visto arrivare l'altro.
Porcelli, dal canto suo, dovrà invece spiegare come mai, una volta ricevuta la comunicazione dal collega dell'avvenuta partenza del treno da Andria, non abbia immediatamente segnalato che sulla linea era ancora presente il 'suo' treno, quello partito per secondo da Corato. Ma non c'è solo questo: gli inquirenti sono convinti che quella mattina si siano verificate sulla linea una serie di «anomalie», forse dei piccoli guasti, forse uno dei treni è tornato indietro come avrebbero riferito alcuni testimoni, forse ancora l'accavallarsi dei convogli potrebbe aver generato confusione nelle comunicazioni, e qualcosa potrebbe esser saltato.
Non risulta invece al momento alcuno scambio di treno ad Andria, come hanno sostenuto alcuni parenti delle vittime. Una circostanza che comunque verrà ulteriormente approfondita. Piccarreta e Porcelli sono dunque al momento gli unici nomi finiti nel registro degli indagati. Ma che siano i soli che dovranno rispondere di questa storia è escluso. «Tutti vogliono i veri colpevoli e la richiesta dei familiari delle vittime è legittima - dice non a caso il procuratore Giannella - Noi faremo in modo che tutti coloro che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, se lo hanno avuto, vengano perseguiti dalla giustizia».
Il pm non fa nomi ma quel «tutti» significa che l'indagine si allargherà. Anzi, si è già allargata visto che sono già stati avviati gli accertamenti sull'Ustif di Bari, l'Ufficio trasporti a impianti fissi, un organo periferico del Ministero. Gli investigatori della Polfer e della squadra mobile di Bari acquisiranno una serie di documenti e atti presso la struttura, che ha la competenza sui trasporti pubblici che si avvalgono di impianti fissi: tra gli altri, funivie, teleferiche, tranvie metropolitane e, anche, le ferrovie in concessione.
L'Ustif si occupa dei collaudi per la messa in esercizio, delle autorizzazioni, dei controlli periodici sulla linea: e gli inquirenti vogliono accertare se sono stati seguiti tutti i regolamenti, se sono state rispettate le norme e se vi siamo in questo ufficio eventuali responsabilità connesse con quanto avvenuto la mattina dell'incidente. Responsabilità che, a breve, gli uomini della Guardia di Finanza andranno a cercare anche in altri uffici: quelli dove si sono fermate le decisioni che avrebbero consentito di finire il raddoppio della linea ed evitare il disastro.
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