PALERMO. E’ stato condannato a due anni – pena sospesa - l’ex capogruppo dell’Ars Innocenzo Leontini (Pdl), accusato di peculato. Assolto Cateno De Luca (Mpa e gruppo misto). Entrambi hanno scelto il rito abbreviato nell’inchiesta sulle cosiddette spese pazze dell’Ars. Il processo si è svolto davanti al gup Riccardo Ricciardi. I due sono finiti sotto inchiesta nell’ambito dell’indagine sulle cosiddette “spese pazze” (nella scorsa legislatura, dal 2008 al 2012).
Tra gli altri capigruppo che hanno scelto il rito ordinario sono stati rinviati a giudizio (il processo comincerà il 7 novembre davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo): Giulia Adamo (Pdl, gruppo misto e Udc), Giambattista Bufardeci (Grande Sud), Nunzio Cappadona (Aps, Alleati per la Sicilia), Cataldo Fiorenza (Pd e gruppo misto), Rudy Maira (Udc e Pid), Livio Marrocco (Pdl e Fli), Salvo Pogliese (Pdl). Non luogo a procedere per Francesco Musotto (Mpa), Marianna Caronia (Mpa e Pid), Paolo Ruggirello (Mpa e gruppo misto), Nicola D’Agostino (Mpa), difeso dagli avvocati Roberto Mangano, Nino Caleca, Vincenzo Mellia.
«Forse abbiamo esagerato». Era cominciata con questa citazione dell’ex capogruppo all’Ars dell’Udc, Rudy Maira, la requisitoria dei pm Maurizio Agnello e Luca Battinieri che assieme a Sergio Demontis hanno coordinato l’inchiesta a carico dei parlamentari siciliani accusati di peculato per avere speso i fondi riservati ai gruppi per fini privati.
I magistrati hanno parlato di giustificazioni fasulle, senza rendicontazioni e pezze d’appoggio. Sta per giungere alla richiesta di rinvio a giudizio anche l’altro troncone dell’inchiesta con la Procura di Palermo che ha chiuso le indagini per una quarantina di deputati ed ex deputati dell’Assemblea regionale siciliana, accusati di peculato. Erano 86 i deputati indagati all’inizio nell’inchiesta sulle cosiddette “spese pazze”. Poi arrivò la richiesta di archiviazione per la metà di loro tra cui il sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi, Davide Faraone, e il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.
Il criterio seguito dagli inquirenti per separare, nel mare magnum della informativa delle Fiamme Gialle, il penalmente rilevante dal politicamente inopportuno è stato rigido: e nelle maglie della legge sono incappate solo le spese non rendicontate e quelle fatte palesemente a fini personali. A guidare le scelte dei pm sarebbero stati anche gli orientamenti dei tribunali di altre regioni che già si sono espressi sul punto.
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