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Mafia, per D'Alì chiesti 7 anni e 4 mesi per concorso esterno

PALERMO. La condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa è stata chiesta per il senatore Antonio D'Ali' (Pdl) nel processo d’appello.

Identica la condanna che era stata chiesta dal pm in primo grado, quando D’Alì fu assolto per i fatti successivi al 1994 e le accuse furono prescritte per gli eventi precedenti. Il pg ha ricostruito un sistema di relazioni che il parlamentare avrebbe sviluppato con l'imprenditoria mafiosa di Trapani e con alcuni esponenti di spicco di cosa nostra tra cui il latitante Matteo Messina Denaro e il boss Vincenzo Virga.

L'accusa ritiene che D'Alì, soprattutto all'epoca in cui è stato sottosegretario all'Interno, sia stato protagonista di rapporti molto stretti con ambienti e interessi di mafia. All'esponente politico viene anche contestata un'attività di pressione per il trasferimento del prefetto Fulvio Sodano da Trapani a Agrigento per la sua attività sulla gestione e il controllo delle aziende confiscate alla mafia secondo una linea che il senatore D'Alì non avrebbe condiviso. La sentenza è attesa per il 23 settembre.

Per i difensori del senatore Antonio D'Alì, avvocati Biagio Bosco e Stefano Pellegrino, "la linea della pubblica accusa ha ripercorso sinteticamente fatti ampiamente approfonditi già in primo grado per i quali è stata dimostrata l’estraneità del senatore, con alcuni richiami che non trovano riscontro nei capi d'imputazione e nei fatti processuali. Alla luce di tutto ciò gli avvocati non potranno che chiedere, più che convinti, la conferma dell'assoluzione già ottenuta in primo grado".

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