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Eni, in cantiere a Gela un grande porto per il gas

Oltre che sulla raffineria verde, il colosso energetico punta su una nuova opera per dare un’opportunità ai lavoratori dell’indotto che hanno perso il posto

44 Dall’oro nero all’utilizzo del gas nel rispetto dei piani dell’Uniuone Europea e per il mantenimento occupazionale dell’indotto. A Gela, il blocco della produzione della Raffineria a marzo 2013 ha colpito oltre mille tute blu, molte delle quali costrette alla cassa integrazione.

Lo scorso anno Eni ha investito 200 milioni di euro, ma la prima vera risposta di un certo impatto è attesa nei prossimi mesi, a 4 giorni di distanza dall’ultima grande manifestazione di piazza dei lavoratori del’indotto. Nel rispetto degli impegni previsti nel protocollo, la soglia occupazionale dell’indotto potrebbe toccare quota 1.200 persone. Sarà determinante il rilascio della non assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale (Via), propedeutica all’avvio dei lavori di realizzazione della fabbrica verde.

Nell’attesa, l’Eni mira a realizzare a Gela un porto strategico per il commercio di gas in tutto il Mediterraneo. Uno studio di fattibilità del progetto è stato consegnato al ministero dello Sviluppo economico e prevede nel Comune del golfo nisseno l’avvio dell’utilizzo di fonti alternative con un porto marittimo nel Mediterraneo da inserire nella rete di navigazione europea «Ten-T» (Trans European network) e in quella nazionale.

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