ROMA. «Andiamo avanti con serenità e determinazione». Sono, secondo mons. Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana, le parole con cui papa Francesco ha commentato la squallida vicenda del cosiddetto «Vatileaks 2». Perché è abbastanza evidente che il vero bersaglio di questa intricata vicenda è, ancora una volta, lui, Jorge Bergoglio, salito al soglio pontifico col nome di Francesco, e oggetto, fin dai primi passi del suo pontificato, di una crescente ostilità da parte di tutti coloro che, fuori - ma soprattutto dentro - la Chiesa, hanno sempre più chiaramente visto in lui un pericolosissimo sovvertitore di equilibri di potere da lungo tempo consolidati.
Hanno cercato di fermarlo in tutti i modi. Già subito dopo la sua elezione ci fu chi sostenne che essa era illegittima e che il vero papa restava Benedetto.
Un semplice delirio, se il giornalista che ha sostenuto questa tesi fantasiosa non fosse sistematicamente ospitato sui fogli informazione della destra politica per proseguire la sua velenosa campagna anti -Francesco. Ma il diapason della battaglia contro l' attuale papa si è registrato in occasione del recente Sinodo sulla famiglia. Tutto è cominciato con l' improvvisa uscita di mons. Charamsa, il funzionario della Congregazione per la dottrina della fede, che, alla vigilia del Sinodo, ha rivelato, dopo diciassette anni di servizio a Roma, di essere un omosessuale praticante, gettando una luce sinistra sulla situazione morale della Chiesa e, conseguentemente, sulla reale efficacia dell' azione di rinnovamento condotta assiduamente in questi ultimi anni dal pontefice in carica. Lo sforzo di delegittimazione è proseguita con le indiscrezioni a proposito di una lettera privata inviata da alcuni cardinali al papa, per criticare le modalità in cui il Sinodo era stato preparato. Ha colpito il commento, del tutto sproporzionato, con cui uno dei presuli presunti firmatari della lettera- e fiero oppositore della linea di rinnovamento seguita dal pontefice -, il card. Müller, ha commentato, in una intervista, l' accaduto: «È un nuovo Vatileaks!», ha esclamato. Non ce n'erano neppure gli indizi, perché la questione in gioco era estremamente circoscritta. Ma qualcuno vi ha potuto leggere un richiamo e un avvertimento. Era stato in seguito al «Vatileaks» che papa Benedetto XVI si era trovato delegittimato e travolto, fino al punto di trovare più opportuno dare le dimissioni. Le parole del card. Müller suonavano- forse involontariamente- come un implicito parallelo con quella situazione estrema.
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