PALERMO. Percepivano il contributo della Regione pur essendo in carcere. Chiamati dall’assessorato per prestare servizio in enti pubblici, tre precari del bacino dei Pip di Palermo non si sono presentati negli uffici del Lavoro.
Gli approfondimenti del caso hanno condotto i funzionari dritti in via Enrico Albanese, a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone. Neanche le accuse di rapina a mano armata, di violenza sul minore e di tentato omicidio avrebbero impedito ai precari di percepire fino allo scorso maggio il sussidio da 700 euro al mese concesso da mamma Regione, che da oltre 15 anni sostiene oltre tremila soggetti inizialmente inseriti nel progetto Emergenza Palermo.
Con loro sono stati scoperti precari milionari e decine di assenteisti. Così torna nella bufera l’iniziativa nata nel 2001 al Comune per il reinserimento di ex detenuti o persone con disagio sociale ma che nel tempo si è trasformata in una fonte inesauribile di consensi per i politici siciliani. Nel 2010 il progetto è passato in capo alla Regione ed è stato prorogato anno dopo anno arrivando a costare alle casse pubbliche qualcosa come mezzo miliardo di euro. RI.VE.
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